Curiosità alla russa

Vorrei illustrare alcune curiosità della cultura russa. Si tratta di leggende, pezzi di storia, etimologie di nomi molto comuni ma la cui origine si confonde tra realtà e fantasia. Probabilmente saranno già note a molti di voi, ma per un italiano che si reca per la prima volta in Russia potrebbero risultare del tutto nuove.

1)E’ buffo come quasi ogni russo (in particolare se di Ryazan) conosce Fedor Andrianovic Poletaev, ma pochi italiani possono dire altrettanto. Eppure Poletaev è un eroe italiano, cui è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla sua morte, nel 1945. Poletaev, dopo aver combattuto per l’Armata Rossa, essere stato internato dai tedeschi in due lager, riuscì a fuggire da quello di Tortona mettendosi in contatto con la nostra Resistenza, e combatté al fianco di alcuni nostri battaglioni di partigiani sull’Appennino Ligure. A Cantalupo ligure, dove perse la vita, è possibile ammirare tutt’oggi un ceppo commemorativo, e una piccola via di Genova gli è stata dedicata, via Fiodor. Tra i vicoli di Genova, dunque, si nasconde la memoria di un partigiano russo.

Gli italiani, però, ebbero qualche difficoltà con il russo: a causa del cognome di Fedor, storpiato per errore in Poetaev, fu difficile rintracciare la famiglia del caduto, che solo nel ’57 fu possibile contattare, grazie a Serbandini, che aveva combattuto al fianco di Fedor e si era recato a Mosca.

2) Chiese russe: gli interni delle chiese russe ortodosse sono molto sfarzosi per la presenza costante dell’oro- nelle cupole, nelle icone, negli affreschi. Questo viene scambiato per fasto, che poco si addice al “tempio di Dio”, ma non è così. Il colore oro, nella simbologia ortodossa, è il colore della grazia, della generosità di Dio. Per questa ragione, nonché per la sua straordinaria tenuta e resistenza, viene usato nelle cattedrali ortodosse. Il loro stile così suggestivo, con le cupole e le lavorazioni barocche, deriva da quello bizantino. Dopo la conversione al cristianesimo della Rus’ di Kiev, nel 988, cominciarono a sorgere chiese in legno sulla base dello stile di Costantinopoli. Una delle più antiche, che risale a quel periodo, è la bellissima Cattedrale di Santa Sofia a Kiev. In seguito, con il declino della Rus’, prese piede uno stile diverso, associato al principato di Vladimir- Suzdal’. La capitale inizialmente fu proprio la cittadina di Suzdal’, che si trova vicino a Mosca, e che ancora oggi è meta di turisti e amanti dell’architettura, perché offre uno straordinario panorama di chiese e cattedrali antiche.

3) Cose “russe”: le montagne russe sono chiamate così perché in Russia se ne videro i primi esemplari. Ma come chiamano i russi le montagne russe? Naturalmente, non come noi. Per loro sono le “montagne americane”. Allo stesso modo, l’insalata russa è chiamata in Russia Oliviè, per via dello chef francese che la propose al ristorante Hermitage di Mosca. Il termine “roulette russa”, invece, si dice derivi dal racconto di Lermontov “Il fatalista” (contenuto nell’opera in prosa Un eroe del nostro tempo) cui l’ufficiale serbo Vulich si spara alla testa con una pistola carica. Per un incredibile colpo di fortuna, la canna era bloccata, e la farà franca, ma non per molto: la notte stessa verrà ucciso da un ubriaco.

4) Gesti alla russa: il gesticolare degli italiani è noto in tutto il mondo. Gesti che per noi sono elementari non lo sono affatto in Russia. Ma anche i russi hanno i loro gesti? Naturalmente, e in rapporto diretto con la frequenza delle corrispettive azioni. Se gli italiani dicevano frequentemente “ma che vuoi?”, e da lì nacque il gesto di agitare la mano con le dita chiuse,  i russi sono meno chiacchieroni e più concreti. Ad esempio, esiste in Russia un gesto specifico che indica “bere alcool” (ubriacarsi). Del resto, anche il principe Vladimir I, disse che “bere è la gioia della Rus” di Kiev, il più antico regno da cui ebbe origine la civiltà russa, ucraina e bielorussa. Per dire “andiamo ad ubriacarci” bisogna portarsi la mano destra al collo e picchiettarlo con l’indice. Una leggenda metropolitana narra che il gesto derivi da un ubriacone tedesco che, ai tempi di Pietro I, bazzicava per i bar di Pietroburgo. Pietro I gli propose una sfida: marchiarsi a fuoco il simbolo dello zar sul collo, in bella vista, e ottenere così di bere gratis in tutti i bar della Russia. L’uomo accettò, e da lì il gesto di indicare il marchio sul collo come a dire “ubriacarsi”.

Un’altra nota leggenda metropolitana riguarderebbe i caffè bistrot. Farebbe derivare il nome dei piccoli locali parigini dal russo “bystro”, che significa “veloce,” “velocemente”, (in cirillico: быстро). Al tempo dell’occupazione russa di Parigi (1814 – 1818) i soldati russi, che non avevano il diritto di bere alcolici, temevano di essere sorpresi dagli ufficiali, quindi dicevano spesso bouistro, bouistro, “rapidamente, rapidamente!”. Un’altra interpretazione si basa sul fatto che, essendo i soldati russi gli occupanti, malvisti, di Parigi, i camerieri servivano loro da bere molto lentamente e i soldati irritati gridavano allora bistro bistro ovvero: быстро быстро.

5) A San Pietroburgo, nascosto sulla riva del canale Fontanka, vicino al numero 6, c’è un uccellino particolare. è un piccolo monumento di pietra, chiamato dai pietroburghesi Chizhik Pizhik. Una filastrocca è associata al suo nome: “Chizhik Pizhik, dov’eri? Hai bevuto vodka sulla Fontanka? Ho bevuto un bicchierino, ne ho bevuti due/ mi è girata la testa”. Dicono che centrarlo con una monetina porti fortuna. La leggenda associa l’uccellino al Collegio Imperiale di Giurisprudenza, che nell’Ottocento si trovava proprio al 6 della Fontanka. I suoi studenti indossavano uniformi verdi con polsini gialli, proprio come i colori del piumaggio dell’uccellino чиж “chizh” (spinus spinus), e cappelli in feltro пыж (pyzh), per questo vennero soprannominati “chizhiki pyzhiki”. Uno degli studenti del collegio fu niente meno che Tchaikovskij.

chizhik