Dante su Facebook (racconto)

(Ohibò, ma che diavoleria è mai questa che squilla? Toh, reca un messaggio che dice: “Ciao Dante, sono Virgilio. Richiamami, devo parlarti. Grazie”. Che corbelleria… e che senso avrà mai codesto pallino giallo che sorride? Ciò non di meno, proverò a fare quel che mi dice il maestro… come accidenti si usa? Ah, c’è scritto chiama… Virgilio, ecco, pare che si debba premere con le dita).

-Pronto, Dante?

-Sì, sono io… quanto tempo che non ci si sente, caro Virgilio!

-Tempus fugit, mio buon amico! Certo che n’è passata d’acqua sotto i ponti, da quando ti condussi a visitar l’Inferno…

-Sì, direi proprio che il tempo non s’è fatto aspettare, ma rincorrere come un pazzo ballerino in fuga. Che mi racconti?

-Nulla di nuovo, si sa, tra i morti non è che succeda un granché.

-Come ti capisco, o grande maestro! La noia qui regna sovrana, non fosse che il nostro regno s’ingrandisce di giorno in giorno, e a volte si trova qualcuno di decente con cui parlare. Tra tutti, tu sei e resti il miglior interlocutore.

-Ricambio il complimento, o sommo poeta. T’ho disturbato per un motivo assai curioso. Ho pensato che ti facesse piacere fare un altro viaggetto in mia compagnia. Sempre che tu non sia troppo impegnato con le tue scritture, s’intende… ma penso potrei darti ispirazione per un nuovo capolavoro.

-Sono sempre assai curioso delle novità, lo sai. Or ora infatti mi sono imbattuto in questa diavoleria elettronica di cui stento a comprender a fondo il modo d’utilizzo…

-L’Iphone, intendi? Oh, Dante, devi ammodernarti! Ce l’hanno tutti lassù tra i vivi!

-Tutti tutti l’omini? E che ci fanno, ci parlano, si disturbano l’un l’altro?

-Oh, ci fanno molto più che quello. Si mandano brevi messaggi, immagini, suoni, ci guardano l’ora, il meteo, l’agenda, ci scrivono, ci leggono…

-Ci dormono perfino?

-Certamente.

-Che cosa singolare. È di questo che volevi parlarmi?

-Non esattamente. C’è qualcosa di molto più strambo che hanno inventato gli uomini di recente. Ho ragione d’affermare che tu sia stato un grandissimo precursore con la tua opera, quando parlavi d’Inferno e di gironi, e vi collocavi dentro le persone morte nel corso della storia… ah, lo sai bene, quanto geniale fu la tua trovata! Ancor oggi tutti ti citano e ti lodano, e leggono il tuo capolavoro… forse non sai è che ciò che teorizzavi s’è realizzato per davvero, ma in modo buffo: non tra i morti, ma tra i vivi!

-Oh che tu dici, Virgilio? L’Inferno tra i vivi? Che paradosso! Se così fosse, la Terra sarebbe divenuta un posto assai inospitale in cui vivere!

-Non è infatti un granché, a quanto ho udito, ma c’è una differenza. L’Inferno che voglio mostrarti questa volta non è in giro per la Terra, per le strade. È un posticino diverso, ancor più grande, direi immenso, ma senza dimora fissa…

-Non far tanto il misterioso, dimmi di più!

-E’ un posto gigantesco che non si può toccare.

-O che vai dicendo? Se non si può toccare, non esiste.

-Esiste eccome, si rinnova di continuo, e può andar dappertutto.

-Ci vive qualcuno?

-Oh sì, c’albergano milioni di persone. Ogni giorno parlano lì dentro, esprimono le loro opinioni, s’insultano, si mettono in mostra, e non fanno altro che pubblicare, esibire, berciare, sbriciare… è un posto con milioni di gironi, ah, sapessi quanti, molti più di quelli che hai messo tu nella tua commedia. Potresti sbizzarrirti a veder quanti gruppi di persone vivono nell’ignoranza, nel peccato, nell’ingordigia e nella morbosità, nell’accidia e nella superbia, nella lussuria e nell’ira… è un vero e proprio catalogo di esseri umani d’ogni genere, senza remore né freni!

-Chi mai avrebbe fatto una tale cattiveria agli esseri umani, mettendoli in un catalogo siffatto e distruggendo la loro sfera privata?

-Essi stessi! Tutti consenzienti e di loro spontanea volontà, non obbligati da alcuno, hanno deciso di mettersi in mostra!

-Sul serio? Pare incredibile. Ad esempio, io posso consultare questo catalogo? Con che diritto?

-Ogni persona può farlo, tutto è disponibile e visibile!

-Perbacco. Come si chiama codesta diavoleria infernale?

-Facebook. Vieni, ora te lo mostro. Dobbiamo solo accedere con un profilo. Ci metto il mio, suvvia. Me l’hanno già fatto certi miei followers.

-Tu parli una lingua assai diversa dal latino, caro Virgilio. Stento a comprenderti.

-Che ci vuoi fare, ho dovuto studiarla. Si chiama inglese e la parla tutto il mondo, anche quelli che inglesi non sono. Ecco, vedi? Siamo entrati in questo regno di dissoluzione. Vieni, guarda tu stesso quali gironi ci sono qui: gli Esibizionisti è il più grande. Son persone che tutto il giorno stanno a mettere la loro immagine alla mercé di tutti, alla pubblica gogna, e aspettano speranzosi che qualche d’uno commenti, qualunque cosa, purché se ne parli. Bramano Like come ossessi.

-Che cosa sono i Like?

-Segni d’approvazione, come a dire: mi piaci.

-E a che servono?

-A nulla, alimentano soltanto l’orgoglio e l’autostima. Ma se ne ricevi moltissimi puoi divenire assai popolare e trasformarti in un web influencer. A quel punto sei un piccolo Dio della tua folla di stolti fans. Qualunque cosa tu scriva, essi ti osanneranno e ti seguiranno. Le agenzie ti chiameranno, i giornalisti ti faranno interviste, le case editrici ti proporranno di scrivere un libro o i registi di fare un film: diverrai famoso senza saper fare nulla di preciso. Famoso perché sei famoso. Una tautologia buffa, non trovi?

-Oh sì, buffa davvero! Quali altri gironi ci sono? Conducimi in questa bizzarra valle.

-Vediamo… Un sotto-girone degli Esibizionisti sono i Narcisi: passano il tempo a parlare di se stessi, mettono solo immagini che li ritraggono con un aspetto perfetto, le studiano per ore prima di sceglier quella giusta, e poi attendono i complimenti di persone che neppure conoscono. Poi ci sono i Compulsivi. Costoro pubblicano ogni cosa: le foto di se stessi in ogni momento della giornata, quello che mangiano, i luoghi che frequentano, come si vestono, qualunque piccolo pensiero passi per la loro testolina. I Misteriosi, invece, pubblicano brevi frasi criptiche per incuriosire chi legge, e poi attendono che l’orda di curiosi si faccia viva e chieda loro perché dicono così. Una folta categoria sono i Cucciolo-dipendenti: passano le ore a pubblicare foto dei loro animali domestici, generalmente gatti o cani. Danno loro anche una personalità, li fan parlare come fossero esseri umani, li vestono e li agghindano, poveri diavoli innocenti.

-Oh, che tu dici? Questa è comica davvero? Li fan parlare? Non può esser vero!

-Sì, ti dico di sì! L’umanità è impazzita! Un classico girone è quello degli Iracondi, che tu conosci bene e c’era già ai tuoi tempi. Costoro passano il tempo ad insultare gli altri e ad attaccar briga con commenti sempre negativi. Si divertono così, pensando d’esser meglio degli altri. Poi ci sono gli Ipocriti. Sono furibondi con tutto Facebook ma non riescono a staccarsene, perché è come una piccola droga, dà una strana assuefazione, e chi non ne facesse parte si sentirebbe tagliato fuori da un fenomeno tanto grande della società. I Subdoli sono leggermente diversi: non pubblicano niente che li riguardi, sono silenziosissimi, spiano ogni cosa ma non hanno il coraggio di commentar nulla. I Molesti perseguitano certe persone perché nella vita reale non combinano nulla. I Monomani si battono per una causa qualunque, può essere un partito politico, una campagna, una passione anche insignificante, o anche solo le foto dei propri figlioli per esempio, e bombardano con i loro messaggi, slogan, immagini sempre uguali e sempre con lo stesso tema. Veniamo ai Provocatori: dispensano lussuria in vario modo, esibendo il proprio corpo in pose sexy e ammiccanti, magari un po’ ignudi o con abiti succinti. I loro corrispettivi sono gli Onanisti: praticano la masturbazione guardando le foto dei Provocatori. Ce ne sono a bizzeffe qui!

-Starai scherzando!

-Nient’affatto!

-Santo cielo, com’è caduto in basso l’uomo!

-Puoi dirlo forte.

-E dimmi caro Virgilio, in questo Facebook si trova mai qualcosa di interessante o di utile? Si parla mai di virtute e canoscenza, d’arte e di cultura?

-Può capitare, ma di rado. Vi sono persone che pubblicano notizie o articoli di cronaca e di cultura, e v’è chi si limita ad usarlo per lo scopo con cui è nato: restare in contatto con amici lontani. Costoro, tuttavia, rappresentano un’esigua percentuale rispetto al mucchio! Per lo più è divenuto un luogo di perdizione, di dialoghi insulsi, una vetrina d’immagini vuote. Se si vuol discutere d’arte e di scienza, di filosofia e di storia non si va su Facebook.

-E dimmi ancora, tutti possono dire e pubblicare tutto, senza alcun freno?

-Proprio così, chiunque, ogni cosa sciocca e anche inopportuna, senza remore né censure!

-Un prodotto simile non può esser stato creato dall’Altissimo!

-No di certo, è una creazione umana che è sfuggita di mano.

-Lo sai, Virigilio? Avevi proprio ragione. Questo posto mi sta dando una grandissima ispirazione. Ho già in mente i versi della mia Moderna Commedia…

Per me si va ne la città inconsistente, per me si va ne l’etterno ludibrio, me per me si va tra la perduta gente. Il narcisismo mosse il mio basso fattore, fecemi la curiosità morbosa, la somma ignoranza e l’ostentazione. Non v’è parola qui che sia pragmatica, non v’è utilità né uso di grammatica. Ognuno parla e non dice nulla, e regna l’immagine vuota e fasulla. Quivi la conoscenza non ha accesso, e il sovrano è l’odio e l’eccesso. È una valle di carne in vetrina, di virtute è la carneficina, ove l’occhio può solo spiare e la mente assai vuota restare. Facebook è l’uomo che si mette alla gogna, che uccide il privato senza vergogna, l’uomo che grida d’esser villano, l’uomo che mostra il suo deretano. Lasciate ogni dignità, o voi che entrate”.

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Una Venere contemporanea nell’opera di Anna Uddenberg

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