Come diventare un interprete

Cari lettori,

vorrei raccontarvi una piccola storia: la mia. Vi svelerò come sono diventata un’interprete (di russo in particolare, ma anche di inglese), in modo da dare consigli e suggerimenti a chi volesse intraprendere questo tipo di carriera.

Innanzitutto serve grande interesse per una (o più) lingua in particolare, per la sua cultura, i suoi luoghi ecc. L’inglese ormai è considerato uno skill di default, il minimo indispensabile per fare qualunque lavoro, dunque non lo calcoliamo neppure. Nel mio caso, è stata proprio la grande passione per la Russia a spingermi a studiarne approfonditamente la lingua e non arrendermi di fronte alle ovvie difficoltà che si incontrano. Il mio consiglio? Se volete imparare bene una lingua, ci sono due cose fondamentali che dovete fare:

  1. Viaggiare. Prenotate almeno 1 mese di corsi estivi nelle città in cui si parla quella lingua, andateci in vacanza, cercate di conversare il più possibile, fatevi amici locali. Solo affrontando le situazioni quotidiane e vivendo nel territorio in cui è in uso, si può davvero imparare una lingua. Non dimenticate di guardare film, programmi TV, di leggere libri in quella lingua.
  2. Buttarsi. Già, buttatevi a capo fitto e senza paura. Non temete di sbagliare o risultare ridicoli con la pronuncia. Se volete imparare una lingua, dovete parlare! Parlate con tutti, anche con i muri, e quando non sapete qualcosa, inventatelo o usate un giro di parole. Ascoltate attentamente quando parlano i madrelingua e cercate di memorizzare i nuovi vocaboli che sentite, andate a cercarli su Internet, ecc. Lo stesso vale per il lavoro: se cercano personale che parli quella lingua e voi la conoscete anche a livello approssimativo, tentate ugualmente di essere presi! Non c’è luogo migliore per imparare una lingua che sul posto di lavoro.

Ci siamo? Anche voi nutrite un interesse in particolare per una lingua e avete già frequentato corsi (universitari e non) all’estero, ora la parlate discretamente ma… non sapete da che parte girarvi per diventare interpreti? Vi racconto la mia esperienza, potrebbe risultarvi utile.

Dopo un corso di russo di 1 mese a Mosca e alcune lezioni da autodidatta, di certo non parlavo bene il russo, ma mi sono “buttata”. Cercavano una persona che parlasse il russo nell’ambito della moda e tramite conoscenze mi sono presentata al colloquio. La persona che doveva selezionarmi era madrelingua russa, dunque tremai, perché parlavo veramente poco e male. Tuttavia, mi ero preparata un piccolo dizionario dei termini specifici in uso in quel settore. Alcuni erano talmente di nicchia che non ero riuscita a trovarli sul vocabolario, perciò chiesi alla persona che mi stava intervistando se sapesse indicarmeli, anche nel caso in cui non fossi stata selezionata. Questo atteggiamento serio e motivato la impressionò molto, tanto che perorò la mia causa al direttore dell’azienda, e mi scelsero. Dunque: fatevi vedere motivati e informatevi prima di andare ad un colloquio. Avere un dizionario con i termini del settore produce sicuramente un’ottima impressione.

E’ stato proprio lavorando a fianco di una madrelingua e tra clienti russofoni, che il mio russo ha avuto una svolta. Dopo un anno di lavoro, ero in grado di parlare, capire e cavarmela da sola, e con questo spirito ho prenotato altri 3 mesi di corso estivo a Mosca, alla Lomonosov, dove ho dato anche l’esame TORFL di primo livello. Al ritorno mi sentivo molto sicura, tanto che quando mi segnalarono ad un’azienda che stava cercando una persona che parlasse russo per un progetto imminente in Ucraina, andai al colloquio molto sicura di me. Il risultato fu disastroso: mi diedero un testo in russo da tradurre all’istante senza dizionario, e tra l’ansia, la poca esperienza e l’assenza di contesto, non capii nulla. Miracolosamente, il project manager volle darmi un’altra possibilità, e il giorno dopo mi fece chiamare da un madrelingua tramite Skype per una breve conversazione in russo. Fu lì che mi giocai tutto e brillai: era nella conversazione che andavo già forte e lasciavo tutti di stucco, poiché la mia carta vincente era quella di buttarmi e non avere mai timore di sbagliare. Grazie alla valutazione positiva del madrelingua, venni selezionata e nel giro di due settimane partii alla volta di Donetsk come assistente- interprete per un progetto grandioso nell’ambito degli eventi. Fu un’esperienza sensazionale. Venni catapultata in una realtà interessantissima, internazionale, nuova, frenetica, in una città tipicamente “russa”, dove la gente era genuina e cordiale. In quei tre mesi ebbi modo di affrontare ogni situazione di vita quotidiana e lavorativa, e il mio russo fece il vero, definitivo passo avanti. Ricordo oggi con tenerezza quella ragazzina che andava in giro con un pesante dizionario Kovalev e un lap top ancor più pesante, e che capiva il 50% delle conversazioni in russo, ma dove non capiva si cercava di buttare con l’intuito.

Fu così che cominciai nuove avventure con quella grande azienda: per una fortunata combinazione di eventi, i loro progetti successivi furono molto spesso in paesi russofoni, ed ecco che ogni volta mi chiamarono. Le avventure si moltiplicarono: dal Turkmenistan a Kiev, a Mosca, alle grandiose Olimpiadi di Sochi, al Kazakistan, ogni anno trascorrevo circa 6 mesi all’estero, migliorando sempre di più il mio russo e vivendo situazioni indimenticabili con una squadra di oltre 200 persone da tutto il mondo. E’grazie alla possibilità che mi hanno dato e alla fiducia che hanno riposto nel mio potenziale, che sono diventata un’interprete. E’ accaduto che, durante queste trasferte di 2-6 mesi, d’un tratto io, spontaneamente, abbia cominciato a tradurre in simultanea, specialmente dall’italiano al russo. Mi scocciavo ad aspettare che una persona avesse finito di parlare, mi dimenticavo spesso i particolari che venivano pronunciati, così pensai che fosse meglio tradurre direttamente, iniziando a parlare qualche secondo dopo dell’ascolto della frase nella lingua di source (come è chiamata a livello tecnico). E’ stato quindi così, sul campo, spontaneamente e gradualmente, che ho iniziato a tradurre in simultanea. Nessuno mi ha insegnato come si fa, non ho fatto nessun corso né scuola. Sono state la vita e l’esperienza a portarmi in quella direzione.

Da lì, il passo è stato breve: il mio russo era diventato ormai eccellente, mi sono sentita pronta per dare l’esame TORFL di 3 livello (C1), che ho superato, e ho iniziato a candidarmi con varie agenzie di traduzione e interpretariato. Grazie ad altri lavori negli ambiti più disparati (tessile, medico, economico, legale, tecnico…) ho acquisito la terminologia specifica di ogni ambito. Come? Ma è semplice: prima di andare a svolgere un determinato lavoro, proprio come al mio primo colloquio del 2010, ogni volta ricerco accuratamente su Internet (yandex slovari, lingvo, Google translate, Google) i vocaboli specifici di quel settore, li trascrivo e li imparo a memoria. Ora ho più di 15 tabelle con i vocaboli specifici dei settori più disparati, sempre pronte all’uso.

La strada è ancora lunga… c’è sempre margine per perfezionarsi. Non si finisce mai di imparare una lingua, bisogna sempre avere nuovi obiettivi davanti a sé. Il mio è quello di perfezionare ancora di più il russo e dare l’esame TORFL del 4 e ultimo livello, quello dei madrelingua/filologi, e di diventare un’interprete di cabina per il Parlamento o l’Unione Europea, oppure di specializzarmi in un ambito di mio interesse, quello medico ad esempio. Quello che mi potrà aiutare a raggiungere questi obiettivi sarà sicuramente la pratica lavorativa sul campo, e, perché no, l’iscrizione alla Scuola Interpreti e Traduttori o ad un master in Interpretariato.

RIASSUMENDO:

Cosa fare per diventare interpreti?

  1. Appassionarsi ad una lingua in particolare (meglio se di quelle più particolari e parlate in molti luoghi: russo, arabo, cinese…)
  2. Buttarsi: nello studio come nel lavoro, serve intraprendenza e spigliatezza per affrontare le varie situazioni. Frequentate corsi, cercate lavoro, viaggiate.
  3. Acquisire certificati: provare a dare gli esami internazionali TOEFEL, TORFL o analoghi è sempre un plus da inserire nel vostro CV.
  4. Fare esperienza sul campo: lavorare qualche mese nel luogo in cui parlano quella lingua è fondamentale per trovarsi di fronte alle situazioni quotidiane. Se non cominciate la vostra carriera di traduttore/interprete freelance da qualche parte, non potrete acquisire l’esperienza necessaria.
  5. Provare a tradurre in simultanea: fatelo anche da casa, mentre guardate un filmato nella vostra lingua madre. La traduzione in simultanea è la più quotata, ed allenarsi a farlo prima che ve lo insegnino in una scuola vi darà una marcia in più.
  6. Iscrivetevi ad una scuola o master di traduzioni e interpretariato: la laurea/il certificato che acquisirete vi darà modo di diventare interpreti di cabina per le istituzioni europee. E’molto quotata la Scuola Civica Interpreti e Traduttori di Milano, ma entrarvi non è semplice. C’è anche la Carlo Bo o lo IULM. In Italia sono quotate quella di Forlì e Trieste, Bologna, Pisa, Perugia.
  7. Non smettere mai di studiare e imparare: createvi piccoli dizionari con terminologie specifiche. Ogni lingua avrà sempre qualche vocabolo che non conoscete.

IN BOCCA AL LUPO!