Mentalità e lingua russa: un approccio differente

Come interprete e traduttrice di russo, mi sono trovata innumerevoli volte a dover fronteggiare l’arduo universo della lingua e della mentalità russe, e soprattutto- cosa ancor più difficile- a dover creare un anello di congiunzione, un’intersezione tra l’insieme A (italiano) e l’insieme B (russo), apparentemente privi di elementi in comune. Certe volte, la Russia appare davvero come un mondo a sé, un microcosmo chiuso, che procede in maniera indipendente (e a volte contraria) rispetto alle tendenze occidentali e globali. Occorre avere dunque un approccio differente, prendere a poco a poco confidenza con la mentalità russa, per poter farla dialogare con la nostra.

Vorrei farvi alcuni esempi di differenze e difficoltà (lessicali e culturali) che può incontrare chi, come me, svolge la professione di interprete e traduttore di lingua russa, ma anche di chi lavora con la Russia, vive in Russia, ha in qualche modo a che fare con la Russia.

  • ACRONIMI, CRASI E ABBREVIAZIONI: i russi hanno una malsana passione per gli acronimi e le abbreviazioni. Lasciamo pure da parte lo sgomento (di cui ho già parlato più volte) di imbattersi per la prima volta negli innumerevoli diminutivi-vezzeggiativi che usano per i nomi propri. La cosa si fa ancora più complicata quando i russi formano crasi con qualunque parola si presti: медперсонал medpersonal (personale medico) Госдума gosduma (Duma statale), спецпредложение spezpredlozhenie (offerta speciale), спецобувь spezobuv (calzature speciali) ecc. D’accordo, forse è possibile indovinare, con un minimo di attenzione, a quali due parole siano alla base della crasi e dunque tradurre correttamente, ma… quando cominciano con gli acronimi, è la fine. Mediamente, in un testo russo da tradurre (peggio ancora se di tipo tecnico) troverete una caterva di acronimi che i russi danno per scontato siano perfettamente intelligibili. Allora, miei cari russi, sappiate che un conto è parlare del MEC, l’UE, la TAC o l’ONU. Ben altro paio di maniche è quando inserite nei vostri testi (e persino nelle conversazioni!) roba tipo: КИПиА (KIPIA, strumenti di controllo, misura e automazione), ОМС (OMS, assicurazione medica obbligatoria), МВД (MVD, Ministro degli affari interni) pretendendo che sia del tutto chiaro a cosa ci si riferisca! Certo, capisco che scrivere o pronunciare per esteso certe sigle sia faticoso, ma abbiate un po’ di pietà per questa rara e sottovalutata categoria di sventurati esseri umani chiamata traduttori e interpreti!
  • STRETTA DI MANO: come interprete e come donna, durante svariati incontri di lavoro, mi sono trovata spesso nella situazione di avvertire da parte degli uomini russi imbarazzo quando tendevo loro la mano e di ricevere in risposta un lieve cenno di saluto con il capo, o di essere totalmente ignorata e neppure salutata. I russi, dunque, non stringono la mano alle donne in segno di saluto. Perché? Consideriamo che, generalmente, sono molto legati alle loro tradizioni. Più si va nelle cittadine rurali o decentrate, più, chiaramente, il tradizionalismo si intensifica. L’uomo russo delle province, spesso, ha ancora un tipo di mentalità “sovietica”, per cui tutto è a compartimenti stagni, ognuno ha un ruolo sociale ben definito e non si ammettono miscugli od eccezioni. Così, la donna è donna, e tale deve essere: fragile, casalinga, una creatura da proteggere, totalmente diversa dall’uomo. Nella mentalità russa tradizionalista, a rivestire un’importanza fondamentale è la divisa, il ruolo, il titolo, la posizione sociale: viene in mente il racconto Anna al collo di Chekhov (vedi l’articolo: http://nsmatrioske.altervista.org/anna-collo-chekhov-i-matrimoni-dinteresse/). Questo tipo di mentalità, ancora così legatai alle gerarchie, non è affatto scomparsa: fuori da Mosca e Pietroburgo e nelle istituzioni governative è ancora assai viva. Care donne, cercate di vedere il lato positivo: in quanto i russi vi ritengono deboli e diverse da loro, vi riempiranno di attenzioni e galanterie (vi tenderanno la mano per scendere gli scalini o attraversare terreni brulli, vi apriranno la portiera della macchina e molto altro!).
  • PRONUNCIA DEI NOMI STRANIERI: ok, capisco che moltissimi russi (soprattutto nelle province o quelli della vecchia generazione) non parlino inglese. Però dannazione, ogni volta che nominate, miei cari amici russi, qualcosa di straniero (sia un attore, un personaggio famoso, un politico, un libro, un termine tecnico ecc.) non riuscite minimamente a fare un piccolo sforzo e pronunciarlo come dio comanda, e soprattutto non declinarlo come se fosse russo? Altrimenti noi interpreti andiamo nel panico. Che diavolo sarà mai questa nuova parola ignota, “triegninga“? Ah, diamine, voleva dire semplicemente “training”!
  • ARGOMENTI TABU’: Non me ne vogliano quelli che sostengono che non si possa fare di tutta l’erba un fascio, fatto sta che è innegabile che, se si chiacchiera con la maggior parte dei russi fuori da Mosca e San Pietroburgo (ma anche, spesso, nelle grandi città…), volerà senz’altro qualche commento poco tollerante, del tipo: “ma voi in Italia come fate a sopportare tutti quegli immigrati?”. Va detto che, data la situazione politica russa, in cui grandi leader o partiti hanno sa sempre dominato un Paese immenso in maniera estremamente solida e compatta, proprio grazie alla leva sulle tradizioni e la cultura, non potrebbe essere diversamente; in Russia c’è una concezione diversa della sicurezza e della politica di ingresso nel Paese, per cui ci sono leggi rigide e molto attente, nonché, senz’altro, della diversità umana e della libertà individuale. Libertà per i russi, mediamente, significa vivere in un Paese sicuro, efficiente e autosufficiente. Significa essere sostenuti dallo Stato e potersi esprimere nel rispetto delle tradizioni e del buon gusto; vivere la propria vita come si vuole, ma non ostentare né andarsi a cercare rogne. –IL CONSIGLIOnon discutete con un russo di politica, lasciate perdere argomenti come immigrazione, ateismo ed omosessualità, specialmente se avete idee meno conservatrici delle loro e non siete del tutto sobri… due russi una volta si sono sparati un colpo di rivoltella per divergenza di idee a proposito di… Kant! (fatto di cronaca reale).
  • FESTE: i russi ci tengono tantissimo alle feste e ne hanno moltissime. Essendo per lo più tradizionalisti, come sottolineato, amano onorare tutte le ricorrenze. Avrete senz’altro notato che quasi ogni giorno, da loro, cade una festa particolare, un giorno da ricordare: la festa della donna (8 marzo) è addirittura giorno di vacanza dal lavoro, poi c’è il 9 maggio (festa della vittoria dai nazisti), c’è persino la festa della stampa russa, degli studenti, degli uomini e delle varie categorie di lavoratori! L’anno nuovo è una festa molto sentita e lo è anche la Pasqua, per cui ci sono tutta una serie di rituali religiosi, come il post (digiuno); poi c’è la Radonitsa (festa di commemorazione dei morti), Troitsa (Trinità), Maslennitsa (festa di saluto ai prodotti della terra, in cui si cucinano i tradizionali bliny) e molto altro… D’inverno, il “letargo russo” dura fino al 19 gennaio (i famosi Svyatki, giorni di festa dal 6 al 19 gennaio) e le feste di maggio altri 15 giorni… rinunciate alla speranza di ricevere risposta alle vostre mail di lavoro in quei periodi! E studiatevi bene i nomi delle feste, altrimenti sarà arduo capire a cosa si stanno riferendo i vostri colleghi russi…
  • REGALI: Contrariamente a quanto si crede, i russi sono molto aperti, ospitali e generosi. La russkaja dusha, anima russa, è qualcosa che si coglie solo con un po’di tempo e confidenza, ma a quel punto ci si renderà conto che i russi sono disposti a fare qualunque cosa per i loro amici-ospiti. Condividono casa, elargiscono regali, cibo, ogni cosa di cui dispongono (pure troppo!) L’ospite è un re e il loro compito e ingozzarlo di cibo come un tacchino ripieno, e in questo ricordano un po’ le nostre vecchie famiglie del Sud. La parola chiave è l’abbondanza: la tavola è imbandita fin dall’inizio, ogni pietanza è già sul tavolo, il buffet, chiamato in Russia shvedskij stol (tavolo svedese), è senz’altro la formula preferita. LA CURIOSITA’: perché il buffet in Russia si chiama proprio “tavolo svedese”? Secondo una leggenda, quando Pietro il Grande arrivò con l’esercito nell’isola svedese di Kotlina, gli svedesi ne furono così terrorizzati, che fuggirono lasciando tutto ciò che avevano, compresi falò accesi e tavole imbandite. I soldati di Pietro fecero dunque un lauto banchetto. Da qui l’espressione “tavolo svedese”… e poi ci si domanda da dove arrivi la megalomania russa! 🙂  IL CONSIGLIO: Se andate a trovare un russo a pranzo o cena, non presentatevi mai a mani vuote, è buon uso portare sempre un pensiero, anzi due, anzi molti (cioccolatini, bottiglia di cognac, souvenir dal vostro Paese, orpelli inutili, qualunque cosa, purché sia regalata con il cuore). Preparate inoltre il vostro stomaco ad un’abbuffata notevole! Rifiutare le offerte di cibo non è considerato educato. Negli incontri ufficiali, è doveroso portare e ricevere regali anche consistenti, quindi ricordatevi di portare una valigia capiente!
  • IL CONTROVERSO RAPPORTO CON L’ELETTRONICA: d’accordo, lo capisco: il timbro è bello e conferisce ufficialità ad una firma o a un documento. Però siamo nel 2017. In Italia, i timbri sono come i biglietti da visita: dinosauri in via d’estinzione. Eppure, in Russia il timbro societario non solo è estremamente pop, ma la sola firma non potrà mai bastare a validare un documento (per non parlare della firma elettronica, questa sconosciuta). I documenti, per di più, devono sempre essere consegnati in forma cartacea con firma e timbro “dal vivo”. Lo scanner e le fotocopie, le versioni elettroniche dei documenti, in Russia sono visti come mezzi di trasmissione accessori, provvisori, che comunque non potranno mai davvero sostituire il mitico, agognato original. Ah, inoltre, la Russia è un universo parallelo in cui le carte di credito e i bonifici online sono ancora guardati con sospetto. E’più diffuso, di gran lunga, il pagamento in contanti (anche di beni dal costo notevole, come appartamenti ecc) o “cherez kassu” (tramite cassa), che altro non è che andare in banca ma versare comunque i soldi in contanti alla cassa.

Scoraggiati? Non è certo tutto… entrare a contatto con la cultura russa è complesso, senza dubbio. Sembra un caleidoscopio che ogni volta può assumere forme differenti e che non finisce mai di spiazzare, mutare, evolversi. Tuttavia, questo è anche ciò che rende il lavoro di interprete e traduttore così stimolante in Paesi che hanno ancora un velo di impenetrabilità e un forte nazionalismo (inteso come identità culturale). Così, tradurre ed interpretare non significa semplicemente trovare il corrispettivo di una parola, ma adattare, dispiegare, dipanare un intero, aggrovigliato micro-universo di aspetti, espressioni, gesti, pensieri, mentalità, convenzioni sociali di un Paese. Trovare continuamente analogie, perifrasi, punti di riferimento nella nostra cultura cui fare appiglio per riportare la complessità e la differenza del mondo russo e renderla familiare, rassicurante per i propri colleghi e partner italiani: questa è la bellezza del grande e certosino lavoro di interpreti, che si impara per gradi e che non si finisce mai davvero di apprendere.