Le miniere del Donbass

Immaginate un romanzo ambientato alle isole Svalbald, desolante e misterioso arcipelago artico dove il gelo crea un’atmosfera ovattata e fuori dal tempo. Un mistero terribile avvolge gli abitanti delle isole. Se aggiungiamo che alla Svalbald l’attività principale è quella di estrazione, e ci sono molte, gigantesche, minacciose miniere, la suggestione arriva al massimo grado.

La vera protagonista de “Il sesto uomo” di Monika Kristensen, Edizioni Iperborea, è proprio lei, la miniera, con i suoi anfratti, le sue polveri, i suoi gas, l’aria opprimente, la dignità e la fatica dei minatori.

Il mondo delle miniere ricorda la mia amata città di Donetsk, dove la squadra di calcio locale si chiama Shakthar proprio in onore dei minatori del luogo (miniera in russo si dice шахта, shàkhta, minatore шахтер, shakhtiòr). Donetsk è la città delle miniere di carbone, che viste dalla superficie appaiono come una polvere di cenere. La canzone popolare locale “Spiat kurgany temnye”, Dormono le nere colline, è proprio dedicata alle colline di carbone tipiche di Donetsk, che formano pendii dalle curve morbide. Nella canzone, si narra di un ragazzo che va a lavorare nella miniera di carbone incamminandosi per la steppa di Donetsk.

Le immagini dei minatori immortalate dai fotografi sono suggestive: il nero mantello di polvere sul loro volto, hanno occhi di un azzurro talmente acceso da sembrare gemme incastonate nella roccia. Sono occhi stanchi, abituati al buio, ma che brillano ostinatamente.

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Come vivono e lavorano i minatori (shaktery) del Donbass?

Si può cominciare a lavorare come minatori dai 18 anni e andare in pensione dopo 20-25 anni di lavoro in miniera, ma quasi nessuno ci va, si continua a lavorare. Lo stipendio medio si aggira sulle 5.000 grivne, pari a circa 175 euro mensili. Quelli più esperti possono arrivare fino a 8.000-10.000 grivne. Il primo turno comincia alle 7 del mattino, per 6 ore continuative. In un giorno ci sono 4 turni di lavoro sottoterra. I turni di lavoro sono di 3 giorni in miniera e il 4° di riposo. La profondità delle cave minerarie di Donetsk arriva anche a 1400 metri, l’altezza media è di 1 – 1,2 metri e la temperatura di oltre 40 gradi centigradi: insomma, non è un posto per persone deboli o claustrofobiche. Persino il linguaggio dei minatori del Donbass è molto specifico e tecnico, una lingua a parte, difficile da afferrare per chi non se ne intende.

Che impatto ha avuto la guerra in Ucraina su di loro?

La guerra del Donbass ha avuto, come presumibile, un impatto infausto sul lavoro nelle miniere. 37 miniere erano in funzione prima della guerra, oggi invece si estrae il carbone soltanto da 18. A causa della difficile e pericolosa situazione, molti minatori sono fuggiti in Russia o in altri territori, abbandonando le miniere (circa 200 lasciarono la cittadina di Snezhnoe, nel Donbass, in seguito ad una granata caduta su una palazzina abitata nel luglio 2014). A poco a poco, però, stanno tornando: si sono resi conto di poter lavorare soltanto lì. Per incassare i soldi degli stipendi dalle loro carte di credito, sono costretti ad andare in Russia perché le banche ucraine del Donbass sono chiuse. La miniera “Zarya” di Snezhnoe ha smesso di funzionare per poco tempo e si è subito rimessa in funzione. I minatori si procurano i pezzi di ricambio dall’estero, mentre vendono antracite persino a San Pietroburgo: il carbone russo è meno caro ma costano molto le consegne; riparano l’attrezzatura danneggiata dai proiettili, se la cavano con quello che hanno. Chiamano gli aiuti umanitari dalla Russia “tormozki”, una parola che significa qualcosa di semplice e soddisfacente, come la colazione che ci si porta dietro al lavoro con quel che si ha (la “schiscetta” milanese). La speranza dei minatori è di superare la crisi tramite un supporto economico: sono necessari investimenti per sviluppare le miniere, ottenere nuova attrezzatura e materiali. I costi maggiori sono per l’energia elettrica e l’apertura di nuove cave.

Il mondo dei minatori è così oscuro e suggestivo da generare leggende, dicerie, rituali. Tipico personaggio del folklore dei minatori di Donetsk è il “buon Shubin”,  il “padrone” delle miniere di carbone, sotto forma di un vecchio minatore, simile ad uno gnomo, che vive là sotto da tempo immemore. Shubin ha poteri ambivalenti, capacità di dispensare il Bene così come il Male: può aiutare così come cacciare via i minatori, spaventarli o portar loro fortuna. Molti minatori dicono di averlo visto o sentito.

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  • Dipinto: “Shakter”, di Trufanov (“Minatore”)
  • Fonte per la stesura dell’articolo: http://ria.ru/ocherki/20151029/1310129416.html