Le sirene nella mitologia russa: Kramskoj e Gogol’

E’ben noto come appaiano le sirene nell’immaginario occidentale: sono creature anfibie con la coda di pesce al posto delle gambe, incantatrici e lusinghiere con il loro canto, belle e potenzialmente pericolose. E’interessante osservare come invece nella mitologia slava la figura della sirena abbia significati leggermente diversi. Raramente è pensata con il corpo di pesce, per lo più le Rusalki sono spiriti e demoni di ragazze giovani annegate, suicide o non battezzate. Negli Urali, sono viste addirittura come donne e ragazze maledette, che vivranno perennemente sott’acqua, sotto forma di demoni, sino alla venuta di Cristo.

Una caratteristica comune è la loro pericolosità: possono far annegare gli uomini, rapire i bambini dalle culle e ucciderli; qualunque donna le incontri è risucchiata nell’acqua e diventa una di loro, lasciando sulla riva una corona di fiori.

L’etimologia del termine “rusalka” deriva dal romano Розалии, i Rosalia, cioè le feste pagane dedicate ai defunti. Alcuni invece sostengono che derivi da «русло», canale, ruscello, o «русый», castano, o dai nomi dei fiumi Руса, Рось, Раса (Rusa, Ros’, Rasa).

Nella regione siberiana di Chita circola una storia-leggenda, risalente alla seconda metà del XX secolo: una donna possedeva una casa in riva al fiume; un giorno prese un pettine sulla riva sinistra, appartenente ad una sirena. “E ogni notte la sirena non le dava sonno: bussava alla finestra, alla porta”. Su consiglio degli anziani, il pettine venne riportato a riva, e da quel momento la sirena smise di farsi vedere.

Nella maggior parte dei racconti, le rusalki sono rappresentate senza vestiti, o tutt’al più con un sarafan (tipico vestitino russo femminile con le spalline e senza maniche). Per lo più emergono la notte, alle rive dei fiumi, a tessere corone di fiori o pettinarsi i capelli. Un loro tratto distintivo sono i capelli sciolti e lunghi, che non si addicevano alle donne contadine (di qui l’espressione: «Ходит как русалка”, “va in giro come una sirena”, intendendo l’indecoroso atteggiamento di girare a capo scoperto e capelli sciolti), di colore castano (il tipico colore russo, русый, che sta a metà tra il castano chiaro, il biondo scuro e il rosso).

Secondo alcune popolazioni russe, hanno l’aspetto di una bambina pallida, con i capelli verdi e lunghe braccia. Nelle regioni settentrionali della Russia (in Ucraina) e in Bielorussia centrale, le sirene sono per lo più descritte come donne poco attraenti, dai grandi, “terribili seni”. La loro festa è collocata all’inizio di maggio, la loro settimana dal 19 al 24 di giugno.

Osserviamo un dipinto molto suggestivo, conservato alla Galleria Tret’yakov di Mosca, “Rusalki” (1871), del grande pittore Kramskoj, in cui le sirene non soltanto sono rappresentate nel momento in cui emergono dall’acqua, ma l’atmosfera peculiare e ovattata, la luce lunare, il paesaggio notturno conferiscono un’aria quasi mistica alla composizione.

Il tema centrale nel quadro è la luna, di cui Kramskoj tenta di afferrare la natura: “Cerco in ogni modo in questo momento di afferrare la luna… è uno scherzo difficile, la luna”, disse. In questo dipinto c’è un chiaro riferimento ad un genio della letteratura russa, contemporaneo del pittore: Gogol’, e la sua novella “Notte di maggio, o l’annegata” (il cui soggetto fu poi trasformato anche in un’opera da Rimskij -Korsakov), ambientata in Ucraina, nel villaggio rurale di Didan’ka. Due giovani amanti, Levkò, figlio del podestà, e Ganna, una povera ragazza del volgo, vorrebbero sposarsi, ma il padre di lui non acconsente al matrimonio, non tanto perché si ritenga di un altro rango, ma poiché nutre un debole per la ragazza e per le belle donne in generale.

rusalki

Il secondo titolo della novella, ossia L’annegata, evidenzia come in essa sogno e realtà si mischino, ma sopratutto fa riferimento al legame tra le rusalki e l’annegamento. Esse compaiono sulla riva dello stagno, di notte, con la luna, e Levko canta con loro; tra di loro si annida una strega matrigna che egli riesce ad individuare.

Nel dipinto di Kramskoj è raffigurata proprio questa scena della novella gogoliana: i toni del verde e del bianco pannoso, lattiginoso del riflesso lunare, le vesti altrettanto candide delle sirene, l’aria sognante e meditativa della sirena sulla destra in primo piano sulla destra, la tranquillità e il mistero della loro emersione notturna e tacita, tutto ha un che di spettrale e segreto, che alimenta suggestioni e congetture.

Lo scrittore Vladimir Porudominskij scrisse, a proposito del dipinto:  “Non solo il sonno, ma assieme al sonno anche la realtà devono emergere nella tela. Abbasso la vecchia casa in collina- al suo posto, le capanne di paglia di Gogol’ (e di Kramskoj- egli nacque e visse in questo modo) . Non la luna- solo la sua luce, e quella nebbia argentata vista da Gogol’, quella strana, inebriante lucentezza, emessa dalle pareti della capanna e dai tronchi degli alberi, dalle fitte canne, dal colore dei meli, dalle figure tristi delle ragazze-sirene che cantano, che non devono essere semplicemente rappresentate, ma è come se dovessero suonare una melodia pensosa e mesta…”

не сон, а вместе сон и явь должны возникнуть на холсте; долой старый дом на горе — вместо него гоголевские же (и Крамского — он родился, вырос в такой) крытые соломой хатки; не месяц — только свет его и этот увиденный Гоголем серебряный туман, странное упоительное сияние, излучаемое стенами хат и стволами деревьев, гущей тростника, цветом яблонь, печальными, певучими фигурами девушек-русалок, которые не просто должны быть изображены, но как бы звучать должны в картине задумчивой печальной мелодией…

E’importante sottolineare come il villaggio rappresentato sia ucraino. Sullo stesso tema si veda la ballata del poeta ucraino Taras Shevchenko, “L’annegata”, e il dipinto “Notte ucraina” del pittore ucraino Kuindzhi, sempre esposto alla Galleria Tret’yakov, in cui si notano gli stessi riflessi lunari, con giochi di colore tra il blu, il giallo e il verde.

Kuindzhi_Ukrainian_night_1876

 

Si narrano anche leggende riguardo il quadro di Kramskoj. C’è chi dice che la prima volta che fu esposto, nel 1871, accanto ad un innocuo quadro di un paesaggio di Savrasov, quest’ultimo nella notte cadde. Venne quindi acquistato nella galleria Tret’yakovskaya, ma la sua maledizione continuò a propagarsi: nella notte si udivano strani e lugubri canti, si dice che una donna che lo fissò a lungo fu trovata poi annegata. Il direttore della galleria decise dunque di metterlo in un angolo, dove le luci non lo colpissero. In questo modo la maledizione delle sirene si placò.

E che dire dell’omonima poesia di Lermontov, “Rusalka”?

Русалка плыла по реке голубой,
Озаряема полной луной;
И старалась она доплеснуть до луны
Серебристую пену волны.

 

Nuotava una sirena per il fiume azzurro, /illuminata dalla luna piena/E cercava di portare alla luna /la schiuma d’argento dell’onda. 

Conservato al museo russo di San Pietroburgo, questo altro dipinto omonimo, “Sirene”(1879) di Makovskij, ha assai meno eleganza di quello di Kramskoj. Se la luce è altrettanto suggestiva, se la nebbia sul fiume crea ugualmente un effetto di mistero, è vero che l’insieme della composizione, ove la disposizione dei corpi nudi delle sirene ricorda una corona di fiori, non ha lo stesso fascino- soprattutto perché la tecnica pittorica nel complesso ricorda certe illustrazioni di genere fantasy.  Le Rusalki qui hanno un’aria più pagana e occidentale, che le rende simili alle Menadi, alle Baccanti.

Русалки