Perché i russi non si vaccinano?

Con il COVID siamo ancora in alto mare in tutto il mondo, ahimè, ma non possono non colpire gli inquietanti dati riguardanti la Russia. La Russia è attualmente tra i Paesi in cui c’è un più alto tasso non tanto di positività, ma di mortalità da coronavirus. La spiegazione appare semplice: la Russia, come anche altri Paesi dell’Europa dell’est, resta un Paese in cui la popolazione è tra le più restie a vaccinarsi, nonostante il vaccino Sputnik sia stato tra i primi a comparire e sia comprovata la sua efficacia. Soltanto un terzo della popolazione è vaccinata in Russia, contro il 75% dell’Italia.

Perché, dunque, i russi non si vaccinano?

Per rispondere a questa domanda occorre addentrarsi un pò nella mentalità russa e nella loro storia, più o meno recente. Il motivo principale per cui molti russi decidono di non vaccinarsi è la generale e diffusa diffidenza verso il governo che è parte integrante della mentalità della popolazione russa. La causa è chiaramente da ricercarsi nella storia del Paese, in particolare nel periodo sovietico. Un regime totalizzante e accentratore che per anni ha, tra le altre cose, torturato, esiliato e mandato a morte gli oppositori non può non aver inciso sulla maniera in cui il popolo recepisce le iniziative governative. La situazione di instabilità dopo il crollo dell’Unione Sovietica non ha fatto che accrescere la diffidenza del popolo russo verso il governo. Tutt’oggi, con Putin, la situazione, secondo molti, è cambiata solo apparentemente. Putin fa parte della “vecchia scuola” e i misteri che circondano casi di fama internazionale come quello della morte della Politkovskaja o dell’avvelenamento di Navalnij gettano un’ombra scura costante sul governo del Paese. In questo modo, in Russia non c’è posto per la virtus che, secondo Orazio, sta in medio: o si ama, o si odia, o si pensa, o si crede, o si sostiene ciecamente e incondizionatamente il governo putiniano, oppure lo si odia con tutte le proprie forze. Il problema è che non è facile né comodo né sicuro mettersi dalla parte dell’opposizione, che infatti nel Paese è tra le più deboli e basse al mondo. E’facile capire quindi come le teorie di complottismo trovino in Russia un terreno assai fertile, così come inclinazioni all’esoterismo, alla superstizione, alla religiosità estrema, proprio per crearsi un mondo alternativo che possa sopperire al terrore spesso generato dall’autoritarismo del governo. “Il governo ci ascolta, ci controlla e ci racconta favole”. Da qui l’istinto di ribellarsi e di crearsi il proprio mondo parallelo di credenze.

Ho sentito tanti russi sostenere: “a Putin hanno somministrato un vaccino diverso, a noi rifilano una versione dannosa”, o anche: “se il vaccino non fosse gratis o non fosse così accessibile, ma venisse diffuso come un bene raro e difficile da trovare, ci sarebbe la fila per farlo”. Questa seconda affermazione è molto interessante, perché anch’essa esprime in maniera molto caratteristica un altro aspetto della mentalità russa- anch’esso un retaggio dell’Unione Sovietica-, ovvero il riferimento alla scarsità di beni, pietanze e oggetti provenienti dall’estero o diversi da quelli disponibili durante il settantennio, per i quali si dovevano fare lunghe code o contrabbandarli. Ancora oggi, dopo il boom consumistico e l’apertura all’Occidente degli anni Novanta, in Russia permane l’idea che qualcosa di poco disponibile, di esclusivo sia per forza di cose estremamente desiderabile e appetibile.

La Russia non è un Paese per vecchi. O, per meglio dire, è un Paese dove la prima rarità sono, appunto, gli anziani, perché non sono in molti a vivere oltre i 65-70 anni- l’aspettativa media di vita in Russia è di 66 anni contro i nostri 79-82). Questo per varie ragioni: alimentazione, abitudini e stili di vita, clima, territorio, lacune nell’ambito della sanità, in particolare nelle piccole province, nelle zone rurali e poco abitate. Colpisce dunque ancora di più il tasso così elevato di mortalità da COVID, che in Europa colpisce per lo più persone sopra i 75-80 anni o con molte patologie già presenti.

Non resta che augurare agli amici russi di uscire presto da questa situazione difficile e di continuare a lottare per contrastare il COVID. Uno dei modi per farlo è senz’altro vaccinarsi. Vorrei qui aggiungere che un incentivo sarebbe senz’altro, per esempio, quello di rendere valido il Green Pass di chi è vaccinato con Sputnik anche in Europa. Sarebbe un passo, direi, fondamentale per garantire ai russi la possibilità di viaggiare e continuare a lavorare con l’Italia e gli altri Paesi, ma anche per convincere più persone a vaccinarsi.