Memoires: memorie che attraversano quasi un secolo di storia russa. Intervista all’autore

Mi sono sempre piaciuti i progetti che non soltanto raccontano qualcosa di interessante, ma che lo fanno con una particolare attenzione, dovuta al coinvolgimento emotivo e famigliare che ne sta dietro.

Memoires è un’opera pubblicata di recente con la Pathos Edizioni (Torino) https://www.pathosedizioni.it/, a cura di Carlo Gastone. Si tratta di racconti veri della vita avventurosa di Olga Korostovetz, figlia di un diplomatico zarista di successo, Ivan J. Korostovetz (1862-1932), noto personaggio di una Russia Imperiale, Teocratica e Patriarcale. Olga descrive abitudini e usanze locali anche in presenza di personaggi conosciuti in Paesi quali la Cina, il Giappone, la Mongolia e la Persia. Ritrae suggestivi affreschi di vita quotidiana in ambienti molto particolari. Per esempio, riporta la descrizione dettagliata dell’udienza con lo Scià di Persia, o del viaggio sul proprio vagone della Transiberiana, appena finita di costruire, da San Pietroburgo a Pechino.  Narra, inoltre, i cambiamenti  epocali a cavallo del ventesimo secolo che vengono da lei vissuti in prima persona e che stanno già ad indicare la fine inevitabile di un periodo storico giunto al suo termine.

Un aspetto molto interessante è che le memorie coprono un periodo di oltre 70 anni di storia della Russia, in uno dei periodi più significativi, ovvero quello del passaggio dal sistema imperiale a quello sovietico. Inoltre, l’autore del progetto, Carlo Gastone, è niente meno che il nipote di Olga e le memorie della nonna sono state ritrovate in un baule, a seguito della morte di sua madre. Ho il piacere di pubblicare sul mio blog la mia intervista all’autore.

1. Memories nasce davvero da una casualità così singolare, da un ritrovamento, oppure, tramite sua madre, lei aveva già un’idea di tutte le esperienze vissute da sua nonna e dal suo bisnonno?

Le Memoires di Olga sono la traduzione dal francese di storie realmente accadute e vissute, a cavallo del XX° secolo, alla figlia di un famoso diplomatico della Russia zarista, Ivan Jakovlevich Korostovetz, mio bisnonno.

Il testo di Memoires fu ritrovato in un bagaglio di mia nonna che conteneva documenti e oggetti personali salvati dalla rivoluzione bolscevica del 1917, quando Olga venne in Italia per sposarsi nel 1916 a Roma con un ufficiale della Marina Militare Italiana, Renato Strazzeri, conosciuto a Pechino, dove era stato distaccato presso la Legazione d’Italia (all’epoca del Conte Sforza nel 1911). Tra i vari certificati, fotografie e manoscritti rinvenuti, alcuni dei quali appartenuti a mio bisnonno, trovai alcuni quaderni che riportavano le sue memorie elaborate in lingua francese. Olga, in sostanza ripeteva nuovamente ed in forma organica alcune storie che mi aveva già raccontato quando ero molto giovane integrandole con altre ancora a me ignote.

  1. Dietro Memories c’è un meticoloso lavoro di raccolta, documentazione, traduzione. Quali sono stati i momenti più significativi e complessi di questo progetto? 

Le memorie coprono un periodo che va dal 1895 al 1970 e, oltre a narrare dei paesi in cui il padre di Olga svolse l’attività diplomatica, racconta dei viaggi effettuati a quei tempi e dell’inizio della sua vita in varie città italiane al seguito di suo marito.

Data una sommaria idea degli argomenti del testo e dei suoi contenuti, penso che possa interessare al lettore conoscere il metodo adottato per scrivere l’opera, o meglio, per tradurlo. Non è stata una passeggiata nel bosco, ma andiamo per ordine- al fine di giustificare il tempo di quattro anni circa impiegati per portarlo a termine.

Dopo aver studiato i quaderni ritrovati e averli mostrati a un mio caro amico di famiglia, Guido Guerri dall’Oro, che oltre a essere un bravo ingegnere fisico era anche laureato in Storia Medioevale e Membro del Collegio Araldico Italiano, ho deciso di tradurre e far pubblicare le “Memoires”.

Presa empiricamente la decisione e verificata a priori la valenza storica dei racconti con l’aiuto del Ricercatore Nugzar Ter-Oganov, bisognava implementare il progetto e il metodo da seguire per scrivere il libro. Molto francamente, posso affermare che non è stato facile ma, piuttosto, molto interessante.

Prima di tutto occorreva risolvere dei problemi di carattere tecnico atti a garantire sia la freschezza dell’esposizione che lo sviluppo logico degli avvenimenti secondo la mentalità di Olga. Nel primo caso, ho tradotto il testo in forma libera per meglio rappresentare in lingua italiana il significato delle sue affermazioni ed il senso che ella avrebbe voluto dare a quanto scritto. Nel secondo non ho voluto spezzare il racconto in capitoli ma ho preferito raggruppare gli argomenti per periodi di tempo. Una logica aprioristica avrebbe inevitabilmente snaturato il racconto.

In secondo luogo, ma primo per importanza, occorreva ricostruire la biografia del diplomatico Ivan J. Korostovetz (1862-1933), padre di Olga, per verificare l’autenticità delle informazioni riportate e spiegare con delle note al testo (ve ne sono 81 su 200 pagine circa del libro) alcune affermazioni contenute nei brani dell’opera. Per fare questo ho dovuto consultare non pochi testi di storia e soprattutto mettermi in contatto con ricercatori storici che avevano già scritto dei libri o dei semplici articoli su riviste specializzate (una la rivista russa Bylye Gody). Oggi posso dire che sono in contatto epistolare con tre ricercatori che sono rispettivamente situati in Russia, Mongolia e Israele.

Nella foto: Olga Ivanovna Korostovetz

  1. Cosa, in questa raccolta di memorie, l’ha colpita di più? Quali sono gli aspetti che l’hanno sorpreso, affascinato, che non conosceva della sua famiglia?

Riporto un piccolo stralcio del testo di per sé auto-esplicativo.

“Mio padre era stato arrestato dai soldati nei primi giorni della rivoluzione. L’avevano fatto salire sulla loro macchina e volevano rinchiuderlo in prigione, da dove poi i Bolscevichi lo avrebbero inviato in Siberia o forse gli avrebbero fatto di peggio. La situazione divenne drammatica quando uno dei soldati vicino a lui cominciò a spingerlo di lato, dandogli dei colpi, come per dirgli qualche cosa.

Mio padre pensò che poteva essergli di aiuto e si mise a parlare, dicendo: “Perché mi arrestate? E’ vero che io sono un Ministro, ma sono tra quelli che sono sempre stati inviati all’estero e non si sono mai occupati degli affari interni della nazione. Ho sempre vissuto fuori dalla Russia, curandone gli interessi all’esterno del territorio nazionale, dialogando con degli stranieri. Questo discorso fece effetto sui soldati e quello che l’aveva spinto, disse ai suoi compagni: “E’ vero, amici miei, poiché costui non si occupa degli affari del popolo e vive all’estero è inutile arrestarlo, lasciamolo andare ed io lo accompagnerò a casa sua”.

Pertanto, questo brav’uomo salvò probabilmente mio padre da una morte certa e, quando rimasero soli, dopo che gli altri soldati se ne furono andati, mio ​​padre lo ringraziò dal profondo del suo cuore e gli diede dei soldi, che il soldato incamerò, e così furono entrambi molto contenti! Dopo questa avventura mio padre decise che era meglio andarsene via con Nalka, al più presto, ed ebbero la possibilità di farlo, perché mio padre era nato a Kiev e proprio in quel periodo si stava discutendo sulla separazione di quella parte della Ucraina dalla Russia. Nalka e lui ebbero i loro passaporti e si imbarcarono a Odessa su una nave italiana o francese, non ricordo, e raggiunsero la Francia per poi andare a Parigi.

Per quanto riguarda Flavy e Dima con sua moglie, non so come si salvarono, ma ad ogni buon conto lasciarono San Pietroburgo (poi diventata Leningrado, così come viene chiamata oggi la città). Andarono al Sud e da lì, separatamente, passarono la frontiera in modo alquanto avventuroso e pericoloso, mi pare ricordare probabilmente nascosti in carri di fieno.”

Nella foto: Ivan Korostovetz in alta uniforme

  1. Le memorie contengono anche considerazioni personali che si pongono su un piano di approvazione/critica degli avvenimenti storici, oppure si limitano a descrivere i fatti? Quale pensa fosse la visione personale di sua nonna e del suo bisnonno riguardo la Russia zarista e quella sovietica? 

Questa è una domanda alla quale non posso rispondere perché dovrebbe essere posta agli interessati.

Posso tuttavia riportare il commento di un noto ricercatore storico che alla lettura di un inedito di Ivan J. Korostovetz “Persian Arabesques” il quale verrà da me pubblicato a breve afferma:

“Confrontando la politica dello zarismo con quella della Russia sovietica in Persia, l’autore giunge alla conclusione che la politica sovietica, in sostanza, era una continuazione della politica della Russia monarchica solo sotto un nuovo schermo ideologico.”

  1. Lei si sente un pò russo? Conosce la lingua? Cosa ritiene sia il carattere peculiare dell’essere russi? 

Purtroppo non conosco il russo, nonostante avessi chiesto svariate volte a mia madre, che lo parlava perfettamente e che era una italiana nata in Italia, di insegnarmelo. Sì, mi sento un po’ russo, perché dopo aver viaggiato e soggiornato in varie parti della Russia, sia prima che dopo la cortina di ferro, ritengo che per certi aspetti la mentalità russa e italiana siano molto simili tra di loro.

  1. Nella raccolta, la figura di spicco è quella del suo bisnonno Ivan J. Korostovez. Memories può dare un contributo alla Storia della diplomazia russa?

A questa domanda faccio rispondere al prof. Nugzar K. Ter-Oganov, Ph.D., storico orientalista, è autore di 6 monografie e più di 90 articoli scientifici. Dal 2006 al 2016 ha lavorato presso l’Alliance Center for Iranian Studies, Università di Tel Aviv, come Senior Research Fellow.

Mail del 14 di maggio 2020

Caro Sig. Carlo Gastone,

mi auguro stia bene. Ho apprezzato molto il suo desiderio di mandarmi la versione tradotta delle memorie di sua nonna. Allo stesso tempo vorrei esprimerle la mia gratitudine per avermi informato di queste “Memoires”. Sono sicuro che queste “Memoires” potranno essere molto utili quale fonte per molti ricercatori che si occupano della Diplomazia Russa in Oriente.

In fede

Nugzar Ter-Oganov

fotografia di Ivan K. al tavolo dei diplomatici, Portsmouth, 1905

 

 

 

 

 

 

 

fotografia della statua di Ivan, eretta ad Ulan Bator, Mongolia, nel 2014