Fedez e il discorso del 1 maggio: influencer in politica?

Un rapper- influencer che fa un discorso al 1 maggio sulle discriminazioni, che scende in politica, acclamato dalla folla: il fatto più eclatante è proprio questo. Non voglio dibattere sull’oggetto del discorso di Fedez, né mi soffermerò più di tanto sulla modalità, a mio avviso troppo demagogica e semplicistica, con cui Fedez scopre l’acqua calda, rilevando che molti della Lega sono degli intolleranti, razzisti e ottusi, limitandosi ad elencare una collezione del peggio del peggio. Ancor più opinabile è poi lo sputtanamento della Rai (è chiaro che una televisione pubblica ha agganci e interessi economici legati anche a chi non la pensa come Fedez, è anche comprensibile che abbia remore a mandare in onda un discorso politicizzato, che non permette all’opposizione di replicare, e anche vagamente fuori tema).

Vorrei invece soffermarmi su un fatto che, già da tempo, avviene nella nostra società. Le figure di spicco non sono più oligarchi, intellettuali, scienziati, non sono nemmeno più attivisti politici né lavoratori di modeste origini che a un certo punto “si fanno da soli” e spiccano il volo. Sono personaggi che non vengono dalla politica, che sanno poco e nulla di politica, ma che hanno in mano uno strumento fortissimo: la popolarità. Sono comici (o pseudo tali) o rapper, gente di spettacolo che, a un certo punto, scende in campo e sfrutta l’effetto populista per riscuotere like. Gente che parla al popolo con il linguaggio del popolo, e che, credo, verrebbe osannata a prescindere, semplicemente perché dice NO, semplicemente perché è già ascoltata, seguita, apprezzata sui social. La parola d’ordine del nostro mondo è INTRATTENIMENTO. La gente scrive (senza rileggere) ma non legge, la gente guarda rapidamente e passa ad altro, vuole distrazione, pillole, news, titoli, immagini. Non vuole sermoni ma post. Non vuole paroloni ma parolacce. Non vuole trattati ma jingle e meme.

Da un lato è sempre stato così: i grandi dittatori hanno riscosso consensi parlando al popolo in modo semplice e sfruttando le sue debolezze, il malcontento, infondendo una cieca fiducia. Oggi, però, il consenso nasce dalla popolarità e non viceversa. Gli influencer potrebbero diventare dei perfetti burattini che veicolano messaggi politici di ogni tipo, pagati per veicolarli, proprio come sono pagati per indossare e promuovere questo o quel marchio di abbigliamento. Questo è uno degli aspetti inquietanti, che rivela anche indirettamente il fallimento della politica, ormai incapace di coinvolgere il popolo.

Quello che dice Fedez di per sé è condivisibile (è ovvio che discriminare gay, trans o chiunque altro sia deprecabile e vada punito. Sarebbe da capire meglio cosa il DDL ZAN concretamente apporti rispetto a ciò che già c’era, e non mi esprimo perché non conosco a fondo la materia). Non è l’oggetto del suo discorso ad essere meritevole di indagine, ma la modalità e soprattutto l’eco dello stesso. Tutto ciò che dice o tocca Fedez si trasforma in visualizzazioni e click, proprio come Re Mida rendeva oro tutto ciò che toccava. Fedez è la perfetta macchina da like e consensi- o dissensi, purché se ne parli.

Parlavo in un altro articolo della grande responsabilità degli influencer. I Ferragnez sono probabilmente le figure più popolari d’Italia e, disponendo già ampiamente del quarto potere, il passaggio alla politica, che controlla gli altri tre, era proprio ciò che mancava. Fedez ha in mano uno strumento enorme che sta cominciando a sfruttare come meglio crede, dirigendolo anche su tematiche politiche e sociali. Come biasimarlo, del resto? Chi ha “potere” dovrebbe sfruttarlo anche a livello sociale, c’è una connotazione morale, appunto, nel privilegio della popolarità. C’era da aspettarselo, dunque, ed è interessante valutare le conseguenze di questa tendenza. Consenso, questa è la chiave: non importa a cosa o per cosa. Importa soltanto lo scalpore che suscita qualsiasi uscita, qualsiasi post.

Se oggi sono gli influencer a tenere le redini del pianeta, occorre valutarne i rischi. A me la musica di Fedez non piace, quasi lo preferisco come politico, ma questo non basta. Chi dovrebbe occuparsi di politica? Non necessariamente chi la conosce a fondo, ma solo chi è dotato di buon senso e valide proposte? Forse. Quanto siamo certi, però, che l’influencer di turno sia competente? Se, per ipotesi, un influencer diventasse un politico perché prima era già celebre, e non per meriti legati alla politica o alle sue azioni, questo sarebbe un bene?

Di questo passo, J-Ax ci aveva visto giusto: non è improbabile che Ambra (Angiolini) divenga il primo presidente donna!