Viva la guerra eterna

Si parla tanto degli ostaggi decapitati dai terroristi islamici dell’ISIS. La terribile immagine di Foley e poi Sotloff e Haines, vestiti con tuniche arancioni simili a quelle verdi d’ospedale, l’espressione ferma prima d’esser giustiziati, si è stampata nelle menti di un occidente sgomento di fronte all’orrore di un rito barbaro come la decapitazione. Naturalmente, il video, creato ad arte con il preciso scopo di scandalizzare, ha fatto centro- com’era già accaduto con l’analoga esecuzione del giornalista Nicolas Berg, nel 2004. C’è un che di artistico, di esteticamente rilevante nelle immagini truculente. La freddezza e la precisione con cui sono state studiate non è dissimile da quella dei quadri raffiguranti la decapitazione di Oloferne. Persino nell’uso dei colori c’è analogia: in quell’arancio della veste, ancor più inquietante del nero del boia, che sta tra il rosso e il mattone, tra il sangue, un’arancia da spolpare e un giubbotto segnaletico.

La decapitazione è l’esecuzione più antica del mondo, presente nelle culture occidentali come orientali, a partire da quella greca (stando alla mitologia e all’epica) e romana (si narra che persino Cicerone fu decapitato), alle piramidi di teste dei nemici ordinate dal sanguinario Tamerlano, per non parlare della celeberrima ghigliottina francese (e stiamo parlando soltanto di due secoli fa). Ciò che fa rabbrividire, nel video diffuso dai fondamentalisti islamici, è l’utilizzo di un piccolo coltello invece che di una scure come facevano gli inglesi, o di una sciabola. SI parla di decapitazione sacra, rituale, a sottolineare l’aspetto ideologico- propagandistico della nuova “guerra santa”. I media occidentali fanno breccia sul fatto che il terrorista islamico, a differenza del nemico classico del mondo antico, è ovunque. Per questo spiazza. E’ subdolo perché si annida nelle scuole e nelle strade, nei metrò e negli edifici. Il terrorista è accanto a noi. E’ uno di noi. Come l’imbecille. Rappresenta il simbolo, secondo molti teorici, della nuova guerra globale: la guerra che non riguarda più i soldati, ma chiunque. La nuova guerra che si combatte dal proprio pc, con ogni mezzo, e che coinvolge donne-kamikaze, bambini con i kalashnikov. Tutta la società civile è coinvolta nel processo bellico, a livello economico e sociale. E’ una guerra senza frontiere, che fagocita adepti in ogni parte del globo tramite la diffusione di propagande sobillatrici tramite Internet. Obama dichiara candidamente di non avere una strategia contro i fondamentalisti. Al di là dell’aspetto deprimente dell’affermazione, la sostanza è che l’occidente è destabilizzato da questo genere di nuova guerra, perché sconvolge il sistema su cui si basa. Il mondo laico, liberale, moderato, che da tempo ha abbandonato i fondamentalismi religiosi e ideologici perché il valore primario è la conservazione del corpo e il comfort, non sembra poter più concepire, e dunque fronteggiare, il miscuglio di convinzione ideologico-religiosa che anima i fondamentalisti. Nella nostra società, dove ci si sposa in Chiesa “perché è più bello”, la religione non è più uno strumento di affermazione economica, ma un effetto placebo. La religione è il bel monumento storico, il biglietto paraculo per il Paradiso (“non si sa mai, quindi, nel dubbio, io credo”), l’obsoleto Papa, figura istituzionale dal peso di una statua criselefantina impolverata, la casta perversione delle minoranze etniche rappresentate da preti e suore. Questo rapporto ipocrita con il credo, l’ingerenza (mi permetto di aggiungere: per fortuna) sempre più debole delle questioni religiose in quelle politiche, rende attoniti di fronte all’idea che ci siano persone in Siria, Iraq ecc, che ancora possono essere fomentate dal credo. In occidente l’ideale è morto e vive solo l’interesse; in oriente l’ideale è ancora pulsante e coincide con l’interesse. In fondo, che differenza c’è? Anche in Ucraina e a Gaza si battono, ma per questioni territoriali ed economiche. Ciò appare più rassicurante, perché la guerra resta circoscritta alle zone interessate. Perché, quasi quasi, se ci venissero a portar via la casa e il giardino, ci scomoderemmo anche noi.

Il modello occidentale viene imposto tanto quanto quello integralista. L’Occidente si sente minacciato da grandi popoli d’Oriente: la Russia, la Cina, il mondo arabo. Nel caso della Russia, la “timorata Europa” preferisce la comoda soluzione di non fronteggiare le decisioni di Obama e sanzionare Putin, tirandosi la zappa sui piedi per quanto riguarda il business con questo Paese che, soprattutto nel caso dell’Italia, è un suo grande fan e cliente: addio a gran parte del fatturato in ambito di moda, turismo, design, industria alimentare e così via. Complimenti, una furbata. Si preferisce avere la Russia come nemico, che l’America. Si preferisce chinare il capo e adeguarsi alle decisioni europee. Salvo poi restare con un palmo di naso quando Putin chiuderà l’esportazione del gas. Nel caso del mondo arabo, il terrore è iperbolico: è l’intero orizzonte culturale ad essere minacciato, assieme a quello economico. Eppure qualche testa deve saltare, se si vuole dar vita ad un disegno più grande- posto che non esista ciò che è giusto o sbagliato, ma solo ciò che è conveniente. Qualcuno deve morire perché qualcosa cambi. Il parto avviene sempre con dolore e sangue. Non è questione di giusto o sbagliato, ma di inevitabile. Per dirla alla Raskol’nikov: possiamo giustificare il delitto, quando il suo scopo è la grandezza, quando a compierlo sono uomini straordinari, che muovono il mondo? Vive la guerre eternelle! Più che giustificarlo, possiamo soltanto accettarlo come condizione naturale del cambiamento. Forse possiamo ancora comprendere la morte di un uomo, per un ideale o per soldi, ma non i genocidi. Saltano di continuo teste e cuori in molte parti del mondo, e in modo non meno barbaro di quello dei giornalisti in ostaggio. Ad esser fortunati, si può imbattersi in qualche servizio in proposito, nel berciare degli opinionisti in poltrona nel Vespaio di Bruno. I cristiani perseguitati in Iraq, i profughi ucraini, i bambini di Gaza. E mentre le teste rotolano, le carni vengono crivellate, godiamoci la partita a cricket tra super potenze, battiamo le mani davanti ai bagni di sangue dalla quiete dei nostri bagni nella vasca con i sali profumati: che si ammazzino tra loro, ma non vengano a rompere le scatole a noi. Vivi e lascia vivere, muori e lascia morire. Inoppugnabile. Fino a che non le romperanno. La terza guerra mondiale non è più così improbabile. In fondo, è da troppi anni che l’Europa vive in pace. E allora l’Italia, come sempre, si appoggerà fiaccamente a chi crede possa essere il vincitore e, con il 50% di probabilità di sbagliare, come sempre, sbaglierà.

ostaggio

Caravaggio_-_Giuditta_che_taglia_la_testa_a_Oloferne_(1598-1599) veronese jan_de_bray_001_giuditta_e_oloferne

Una risposta a “Viva la guerra eterna”

  1. Trovo sempre molto azzeccati e originali i paralleli tra opere d’arte e avvenimenti contemporanei. Il tuo blog mi piace soprattutto per questo. Complimenti.

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