Proposte di lavoro? Non parliamo di stipendio e contratto

Il cimitero dei progetti abortiti: vorrei definire così, con questo termine inquietante e un po’ malinconico, quell’insieme indistinto di proposte lavorative che si pescano come gli abiti a 5 euro sui banchi del mercato. Il cimitero di progetti è l’accozzaglia di congetture più o meno realistiche, promesse mai mantenute, proposte che si rivelano bufale, annunci fantasma, buchi nell’acqua, insomma, tutto ciò che abbiamo pensato sarebbe andato avanti e invece si è rivelato pura chiacchiera.

Ai freelance o a chi è in cerca di un lavoro/collaborazioni, un’esperienza simile credo sia capitata più volte. Partiamo da due premesse fondamentali:

1) ANNUNCI LAVORATIVI= SPECCHI PER LE ALLODOLE. Quante volte vi sarà capitato di incappare in annunci lavorativi che paiono allettanti e si rivelano prese per i fondelli! L’ovvio stratagemma per non incappare in ciarlatani è informarsi preliminarmente sull’azienda che cerca personale (se non è indicata ma c’è il nominativo di agenzie interinali tipo Adecco, dovrebbero essere affidabili). Diffidate dunque dagli annunci in cui non sia indicato il nome dell’azienda/agenzia interinale.

2) AZIENDA SENZA UFFICIO= ciarlatani. Diffidate di tutto ciò che avviene solo online, senza contatto diretto. Diffidate di uffici improvvisati o in affitto.

Ecco i casi più comuni di proposte di lavoro- fregature in cui si incappa, divise per tipologie di datori di lavoro:

I CONQUISTADORES, ovvero: Annuncio di azienda produttrice che cerca collaboratori che sappiano una specifica lingua per lanciarsi in uno specifico mercato. Questi potenziali datori di lavoro paiono i conquistadores del mondo. Tutto per loro sembra possibile, pensabile, sfruttabile. La loro idea pare la più originale del mondo (in realtà i casi sono due: hanno solo 2000 concorrenti che vendono prodotti analoghi ma molto più famosi, consolidati, curati, oppure non hanno alcun concorrente- e un motivo ci sarà!). Sembra che un’intera nazione straniera, a loro del tutto sconosciuta peraltro, non veda l’ora di acquistare le loro cianfrusaglie. Il colloquio generalmente si svolge in uffici in affitto completamente spogli o privi di qualunque tratto identificativo; il vostro interlocutore è da solo e al massimo ha un biglietto da visita per identificarsi, ma null’altro. Quello che vi chiederà è semplice: disponibilità part-time o lavoro da casa per fare telefonate/ricerche/inviare brochure, insomma, trovare in qualche modo clienti interessati ad acquistare il suo (scadente) prodotto. Pagamento? La famosa formula a costo zero (per loro) e sbattimento totale (per te). Non sborsano un centesimo in anticipo se non per le telefonate (ah, sì, ora che c’è Skype capite che quei 3 euro al mese che vi pagherebbero loro sono un signor rimborso spese!). Pagano a provvigioni (con che percentuale? Di solito tergiversano), se e solo se tu troverai loro nuovi clienti. Di questo passo potrebbero reclutare un numero infinito di collaboratori, tanto non avrebbero alcuna spesa, ma solo eventuali guadagni! Basta un semplice calcolo per capire che è una bufala: ammesso e non concesso di trovare un cliente disposto ad ordinare N pezzi di X prodotto (e sfido chiunque a trovarlo! La prima domanda da farsi è: il prodotto funziona? Al 99% delle probabilità, la risposta è no) il massimo che potrete cavarne (e sarebbe già una festa) è il 5%. Di quanto potrebbe essere un ordine preliminare? Al massimo 2.000 euro. Quanto ricavereste? Quando vedreste i primi centesimi? Dopo non meno di un anno (sempre che l’azienda non fallisca prima). La risposta da dare a colloqui del genere è una sola, la classica che di solito usano i datori di lavoro: “le farò sapere” (sfruttato eufemismo per dire: vai a quel paese, manco morto). Non preoccupatevi troppo, in ogni caso: sono falliti ancor prima di cominciare. Non li risentirete mai più.

LE COLOMBE. Avete presente le colombe che appaiono e scompaiono dai cappelli o dalle maniche dei maghi? Questo tipo di presunto datore di lavoro è dello stesso tipo. L’annuncio è accattivante, magari il sito collegato ha anche una grafica curata. Il colloquio è breve ma intenso, per lo più avviene direttamente per mail, al massimo in luoghi improvvisati: un bar, una stazione. La proposta è descritta come irrinunciabile. La parola chiave dell’affabulatore è “ottime possibilità di guadagno in futuro”. All’inizio dovrete fare un piccolo lavoro e poi ne vedrete i frutti. Beh, ma il lavoro iniziale, obietterete, dev’essere retribuito. Su questo le colombe vi asseconderanno. Provate a chiedere una cifra. Accetteranno il vostro prezzo senza fare una piega. Dov’è l’inganno? Tornate a casa e attendete la loro chiamata. Matematicamente, non avverrà mai. Un altro trucco per sbarazzarvene? Esigete un accordo scritto. Provate a parlare di contratto (un’altra parola magica che ormai ai colloqui di lavoro è diventata una richiesta esosa). Pufff. Volatilizzati, come le colombe. Pura magia.

I BUONI. La parola buono non è solo l’opposto di cattivo, e lo sapete bene. Rifuggite come la peste da annunci in cui compaiano le parole: cerchiamo persone “giovani, dinamiche”. Tutto ciò leggetelo come: che non vogliono guadagnare niente. La proposta è semplice e sembra tutta a tuo vantaggio, perché è fondata sull’ingannevole formula del: non hai nulla da perdere (se non ce l’hai tu, loro ancora meno). Lavori da casa, clicchi/pubblicizzi/distribuisci/scrivi articoli su un determinato prodotto e loro ti “ricompensano”. Cosa significa esattamente “ricompensano”? Beh, non si tratta mai di denaro. No, sarebbe troppo rischioso per loro. Di solito sono forme alternative e rudimentali di scambio, sotto l’ambiguo nome di “buoni”. Coupon per tutti, che la vita è più bella con i coupon! Buoni benzina, buoni in libri, buoni spesa, buoni vacanze. Tradotto in concreto: pezzi di carta che ti costringono ad andare solo in quel maledetto posto- di regola lontanissimo da casa tua- a comprare cose che non ti servono, che di norma non ti saresti mai comprato. Il buono è il tuo padrone, di cui tu sei lo schiavo fedele, e ti impone di non avere altro Dio all’infuori di lui. La risposta è una: no grazie.

GLI IDEALISTI, ovvero: i re delle start up. Il colloqui con le piccole start up sono i più divertenti. Tutto è nebuloso ma irresistibile, fantastico, innovativo. Il creatore, lui, quel bellimbusto che avrà la vostra età, vi tratteggia la sua Idea con l’entusiasmo e la grinta di Alessandro Magno quando progettava di espandere il suo impero alle Indie. I loro progetti sono carta, sogni, grafiche colorate, scritte simpatiche, ambiente giovane. La mano del visionario responsabile della start up è tesa nel cielo ma con il palmo rivolto verso il basso, come quella di Aristotele nella Scuola di Atene. Punta all’infinito ma con i piedi per terra. Voi, di quelle dita, dovete considerarne uno solo: il medio. E’ quello che vi metteranno in quel posto quando falliranno, o ancor prima di fallire, quando di tutto questo fantastico progetto innovativo, ecologico, creativo non si farà assolutamente nulla. Di soldi non si parla praticamente mai. Vi pare? Perché mai parlare di compenso ad un colloquio di lavoro? Sarebbe da villani, da venali. No, qui si vive di entusiasmo, perché bisogna crederci. Anche in questo caso, tranquilli: il loro numero non comparirà mai più sul vostro telefono.

GLI ESOSI. Di questi si capisce istantaneamente che si tratta di fregature. Quando in un annuncio, un sito, una pubblicità online si parla di “guadagnare al mese più di 1000 euro” è solitamente una bufala. Se poi al “guadagnare tanto” si aggiungono parole come “da casa” “soltanto con…” allora smettete anche subito di leggere e chiudete la pagina. Prima di ritrovarvi invischiati in catene di spam e fregature che vi spillano soldi dalla carta di credito, rammentate una cosa semplice: guadagnare tanto senza fare un cazzo, semplicemente, è impossibile. Punto.

Al lavoro vige la legge del casinò: tu, dipendente/aspirante collaboratore, sei un giocatore, ovvero: non potrai mai vincere. Tutto è matematicamente combinato, progettato, prefissato dal datore di lavoro con l’unico, nobile scopo di mettertelo in quel posto, arricchendosi alle tue spalle. L’altra legge è questa: più hai studiato, meno guadagnerai i primi 10 anni (salvo rarissime eccezioni). La terza legge: parole come “compenso” e “contratto” sono tabù. Ad un primo colloquio sono diventate ormai obsolete: il datore di lavoro ti guarda come se gli avessi chiesto quante volte va al cesso al giorno. Le tipiche risposte sono: “per il compenso si discuterà quando e se la richiameremo per un secondo colloquio” oppure “dipende da quello che lei riesce a trovare”. Come si può anche solo prendere in considerazione un impiego, se ne ignoriamo la retribuzione? Per quanto riguarda un contratto (e non sto dicendo uno di 20 pagine, né uno a tempo determinato, né tanto meno indeterminato… sto parlando di un pezzo di carta firmato, una lettera d’incarico, un semplice accordo per tutelarsi) le reazioni tipo del Ciarlatano D.o.c. sono: “siamo nuovi, non ci siamo ancora occupati della parte contrattuale, ma poi vedremo” oppure “per adesso non serve, è ancora troppo presto per parlare di contratto”. Certo, è troppo presto. Perché quel contratto, o quel compenso, non arriverà mai.

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