Vediamo alcune visioni di Mosca secondo famosi poeti russi.
Ivan Bunin ci regala una Mosca particolare, colta nei vicoli dietro il quartiere vecchio di Arbat, una Mosca a marzo, quando il disgelo rende tutto più morbido, quando di notte si tinge di luce e le cupole dorate brillano. E’un’immagine rassicurante e delicata, l’anima quieta della Mosca di notte che tutt’ora possiamo trovare passeggiando per le zone del centro (la traduzione è mia):
Иван Бунин – В Москве Ivan Bunin, a Mosca
Здесь, в старых переулках за Арбатом, Qui, nei vecchi vicoli dietro Arbat,
Совсем особый город… Вот и март. C’è una città del tutto singolare… ed ecco marzo.
И холодно и низко в мезонине, Ed è freddo e basso nell’ammezzato,
Немало крыс, но по ночам – чудесно. Ci sono molti ratti, ma la notte è meraviglioso.
Днем – ростепель, капели, греет солнце, Di giorno il disgelo, goccioline, il sole scalda,
А ночью подморозит, станет чисто, Di notte tutto ghiaccia, diventa limpido,
Светло – и так похоже на Москву, chiaro e così simile ad una Mosca
Старинную, далекую. Усядусь, vecchia, lontana. Mi siedo,
Огня не зажигая, возле окон, non accendendo il fuoco, accanto alle finestre,
Облитых лунным светом, и смотрю abbagliate di luce lunare, e guardo
На сад, на звезды редкие… Как нежно il giardino, le rare stelle…. Com’è tenue
Весной ночное небо! Как спокойна il cielo notturno di primavera! Com’è quieta
Луна весною! Теплятся, как свечи, la luna primaverile! Si scaldano come candele
Кресты на древней церковке. Сквозь ветви le croci sulla chiesa antica. Tra i rami,
В глубоком небе ласково сияют, nel cielo profondo, brillano affettuosamente,
Как золотые кованые шлемы, com’elmi forgiati d’oro,
Головки мелких куполов… le sommità delle piccole cupole…
Aleksandr Blok, poeta pietroburghese per eccellenza, ha una sua visione di Mosca al mattino, fatta dell’incanto della giovinezza della sua giovane amata, paragonata alla leggerezza del Cremlino (la traduzione è mia. Quello che ho trovato tradotto come “un’orma nella sabbia” ho preferito renderlo come “un’impronta nella polvere”: più romantico, meno legato all’immaginario del mare che c’entra poco con Mosca):
Александр Блок – Утро в Москве Aleksandr Blok- Mattino a Mosca
Упоительно встать в ранний час, Alzarsi di buon’ora è inebriante,
Легкий след на песке увидать. Scorgere una lieve impronta nella polvere.
Упоительно вспомнить тебя, E’inebriante ricordarsi di te,
Что со мною ты, прелесть моя. Che sei con me, o mio incanto.
Я люблю тебя, панна моя, Ti amo, signorina mia,
Беззаботная юность моя, spensierata giovinezza mia,
И прозрачная нежность Кремля la trasparente soavità del Cremlino,
В это утро – как прелесть твоя. questa mattina è come il tuo incanto.
Puskin ci regala, allo stesso modo di Blok, un’immagine quieta e sacra di Mosca, ma se di Blok si coglie implicitamente la preferenza per Pietroburgo (Mosca è resa bella e tenera solo dal suo amore per una fanciulla che ricorda), qui invece la bellezza di Mosca è intrinseca alla città, alla sua antichità, ha un carattere persino sacro (anche qui ho tradotto io):
На тихих берегах Москвы Sulle quiete rive della Moscova,
Церквей, венчанные крестами, delle chiese incoronate di croci,
Сияют ветхие главы Risplendono vetuste cupole,
Над монастырскими стенами. Sopra le mura monastiche.
Кругом простерлись по холмам Intorno, disseminati sulle colline,
Вовек не рубленные рощи, Cespugli eterni, mai potati,
Издавна почивают там Ove sin dall’antichità riposano
Угодника святые мощи. Le sacre reliquie del santo.
Chi ci regala la visione più drammatica e singolare di Mosca è però Majakovskij. Lo scrittore, nato in un piccolo villaggio georgiano e trasferitosi a Mosca da piccolo con la madre a seguito della morte del padre, non riuscì mai completamente ad abituarsi al caos sprezzante della grande città. Nella sua poesia, ricca di allitterazioni e neologismi, Mosca è paragonata addirittura all’inferno (quello che, con un neologismo interessante e affettuoso, chiama адище, “infernaccio”).
Адище города (1913) L’infernaccio della città (1913)
Адище города окна разбили Le finestre frantumarono l’infernaccio della città
на крохотные, сосущие светами адки́. in minuscoli infernucci succhianti con le luci.