L’insostenibile frustrazione dello scrittore

Questa è una storia poco allegra, ma onesta. Una storia dedicata a tutti coloro che sognano di diventare scrittori. E’ la storia di un fallimento a metà (qualcosa di microscopico sono riuscita ad ottenerlo. Contando che sto sviluppando interesse per le particelle subatomiche, è già una buona cosa). C’è chi non riesce neanche a farsi pubblicare un aforisma, chi deve pagare per essere pubblicato, chi si auto-pubblica. Certo, al mondo c’è di tutto, anche gente che va in giro a fare Knockout, ma prenderlo come una consolazione denota ancor più disperazione che tacere.

La faccio breve: volevo diventare una scrittrice, sono diventata una frustrata e fallita signorina nessuno. Ecco la mia esperienza, che spero possa servire come esempio e risultare di qualche utilità:

Tutto è cominciato da un concorso. Aver vinto il concorso “Diventa Scrittore” 2012 indetto dalla rivista Gente mi ha dato la carica. Per la prima volta, ho pensato che avrei anche potuto farcela. Un’illusione pericolosa, che mi ha portato ad impegnarmi seriamente e prendere in considerazione la folle idea che la scrittura avrebbe potuto rappresentare, per me, un obiettivo professionale. Lo staff della rivista è stato squisito, impeccabile, disponibile: mi hanno fatto una bellissima intervista a domicilio, riservato un trattamento favoloso e  mantenuto la promessa: grazie a loro sono stata effettivamente contattata dalla nota casa editrice della scrittrice che mi ha premiato. Peccato che non abbia ricevuto lo stesso splendido trattamento dai suddetti. Avevo poco materiale ai tempi da proporre e inadatto nella forma come nei contenuti, ma il modo in cui mi liquidarono fu a dir poco sgarbato. Dacché inizialmente si prodigarono in salamelecchi, dicendo che non vedevano l’ora di leggere altri miei lavori e sarebbero in ogni caso stati lieti di fissare un appuntamento in redazione, sparirono poi nel nulla. Addio appuntamento, e, sotto mio sollecito, si degnarono di liquidarmi in maniera scocciata e scostante dicendo che “non accettavano raccolte di racconti”. Se l’avessero detto prima, magari avrei evitato di stare 3 mesi in trepidante attesa di un loro cenno inviando loro proprio una raccolta di racconti (tra cui quello premiato e, a detta loro, favoloso).

La pubblicazione. La seconda, grande soddisfazione è giunta quando, nel 2013, ho finalmente trovato un editore (tramite conoscenze. In altro modo è pressoché impossibile). Edizioni Ensemble di Roma, una giovane e seria casa editrice che non chiede compenso agli autori, era interessata ad un mio manoscritto. Il graffiante romanzo “Polvere nel ventricolo destro“- pubblicato in edizione cartacea e ora disponibile anche in e-book- non è andato bene (ho usato un eufemismo). Le cause sono riconducibili a 3: 1. Lo ritengo paradossalmente il peggior romanzo sinora scritto da me. Senza falsa modestia. 2. Era stato scritto sbrigativamente, non con l’intento di essere pubblicato, e non ho ricevuto dagli editori consigli per migliorarlo (solo un ottimo editing a livello grammaticale ma senza alcun suggerimento sul contenuto). 2. La casa editrice non ha molte finanze quindi la promozione è limitata (direi assente. Il momento in cui ho venduto più copie è stato alla presentazione da me organizzata, dove ho “costretto” i pazienti amici a sborsare soldi per leggere i miei vaneggi). Un peccato che editori giovani e volonterosi come Ensemble siano così poco considerati e non abbiano finanze sufficienti a promuovere gli autori in cui credono. Ciò è da imputarsi alla crisi globale dell’editoria, ma resta un dato davvero deprimente.

Concorsi letterari. Ho continuato a vincere concorsi letterari, ma minori. Purtroppo hanno portato un’effimera gloria, una riga in più sul CV letterario e qualche euro, ma nulla di più. Non mi hanno lanciato nel mondo della scrittura, perché non bastano. Possono però aiutare psicologicamente. Qui apro e chiudo una breve parentesi dedicata agli scrittori emergenti: vincere i concorsi è possibile, ma vi prego, SELEZIONATELI accuratamente. Evitate di partecipare al concorso del paesino di provincia perché avrete più da perdere che da guadagnare (ad esempio, in alcuni è obbligatorio partecipare alla premiazione e il viaggio può essere molto lungo e scocciante, anche se rimborsato dall’associazione). Rifuggite come la peste dai concorsini che promettono pubblicazione del vostro racconto in un’antologia, a patto che la compriate voi. I tempi di risposta dei concorsi sono interminabili, fatevene una ragione. Consiglio di partecipare SOLO ai seguenti concorsi. Per racconti inediti: tutti quelli in collaborazione con Feltrinelli, ad esempio LanciaYpisilontellers (concorso temporaneo); il concorso a tema occhiali da sole di Prada e Feltrinelli (I primi classificati vincono 5.000 euro e molto prestigio. Unico neo: la concorrenza, si può partecipare da tutto il mondo e in tutte le lingue); il premio Raduga (intellettuale e prestigioso, c’è ogni anno e il vincitore vince 5.000 euro; gli altri finalisti pubblicazione in un Almanacco. Mi permetto di notare però che i designati racconti vincitori sono solitamente discutibili a livello di gusto. Se avete nel cassetto un pessimo racconto breve ma noioso, del tutto astruso, avete buone chance di vincere); “Il racconto nel cassetto” di AssoAli Onlus (premi ricchi al primo, secondo e terzo classificato. Molto gettonati racconti con temi di gusto nazional-popolare, da Miss Italia, come la violenza sulle donne, la guerra, la disoccupazione). Per romanzi inediti, ecco i migliori concorsi: La Giara (prestigiosissimo concorso RAI, vincono i primi 3 il titolo ma solo il primo viene pubblicato in cartaceo); “Ioscrittore” del gruppo Mauri Spagnol (ottimo, perché riceverete in ogni caso una recensione del vostro romanzo da 10 autori, a patto di recensirne 10 anche voi. Si vince la pubblicazione in e-book da parte di una casa editrice niente male); il Premio Calvino (famosissimo, il migliore di tutti a livello di prestigio e premio). Vincere concorsi come il Premio Calvino e La Giara equivale a vincere alla lotteria. Per il resto, i concorsi possono dare un fugace sorriso, una stretta di mano e un sincero in bocca al lupo.

Agenti letterari? Si può tentare di rivolgersi ad un agente/associazione letteraria per un parere. Pagando, gli agenti possono sforzarsi di trovarvi una casa editrice, ma se è di livello medio-basso, fate prima a trovarvela da soli. Ho fatto valutare i miei romanzi da una prestigiosa agenzia letteraria. Il risultato è stato per me tanto utile e prezioso, quanto oltremodo deprimente: quello che scrivo non funziona a livello marketing. Questa era la batosta che cercavo per convincermi che nella scrittura contemporanea esiste solo una regola: quella del mercato.

La proverbiale decadenza dell’arte. Conta solo una cosa, nel mondo dell’arte (e in generale): vendere. Il talento va gettato alle ortiche. Oggi lo scrittore non è, come in passato, un colto letterato, un prestigioso e influente personaggio, stimabile, quasi eroico, al pari dello scienziato. Lo scrittore, fino ad un secolo fa, era una “pop star” geniale. Oggi è uno qualunque e anche un po’ scemo. Tutti scrivono storie, diari, racconti, blog, articoli, cavolate varie. Chiunque può essere uno scrittore, basta la terza media. Tanto, se la storia spacca, ci si mette un attimo a trovare un bravo correttore di bozze laureato che per 200 euro al mese mette a posto gli strafalcioni sintattici della soubrette, del bullo da reality, del paracadutista, della fashion blogger. Oggi lo scrittore di successo è per lo più una donna semi- analfabeta che, non si sa come, azzecca una storia di sesso e masochismo per casalinghe represse; è l’ex personaggio di un reality che fa scandalo con il suo diariuccio; è il ciarlatano che racconta in prima persona di essere andato in guerra, di aver valicato le Alpi, di essere cresciuto a pane e pistole; è lo straniero “che non parla neanche bene l’italiano ma si fa capire bene quando vuole” e mette insieme una storia rustica del suo paese; è la fiction-polpettone con mistero, magia e storia, con il dipinto più celebre di tutti i tempi, che attrae chiunque, adulti e bambini. La parola d’ordine è: leggibile, scorrevole, leggero, veloce- perché nessuno ha tempo da perdere a leggere cose contorte, noiose, pesanti, scomode. La scrittura in sé, come talento, come dono di accostare parole creando magia e melodia, è naufragata. Tutto è a favore dell’idea, della storia che tira e da cui si può fare il film, l’evento. Certo, di solo talento non si vive se i contenuti sono noiosi o poco interessanti, ma la santa via di mezzo sembra non esistere più. La verità è che nessuno ha voglia di leggere. Come biasimarlo? Si naviga, si guarda la tv, si esce a bere, si leggono notizie brevissime, piccoli testi sul web scaglionati durante la giornata, nei ritagli di tempo libero. Ci si annoia subito. Io stessa leggo pochissimo e solo classici. Non comprerei MAI un romanzo ignoto di autore ignoto. Non comprerei mai i miei libri, dunque. Questa è l’amara verità. Se io stessa non li comprerei, chi mai dovrebbe farlo?

Però… Certo, ci si potrebbe sedere a tavolino e sperare di concepire la storia perfetta, quella che vende, scorrevole, ricca di suspance, la storia di moda. Quella da leggere sotto l’ombrellone. A parte l’ovvietà che nessuno ha la ricetta magica che porta fama e soldi, e che se tutti potessero arrivarci sarebbe pieno di scrittori miliardari, sappiamo benissimo che in questo nobile intento è contenuta un’insormontabile contraddizione: nessuno può andare contro la propria natura. Prendiamo il mio caso come modesto esempio. Ritengo di avere un discreto talento, tanta abilità discorsiva, conosco anche l’italiano, ma ahimè, scrivo roba pedante, contorta, pallosa, in una parola: che fa cagare. E questo è un fatto. A pochissimi interessa leggere roba pessimista, sofistica, astratta. A pochi interessano temi come l’intelligenza artificiale, l’Ucraina, la cultura russa, il prometeismo, la misantropia- tanto per citare alcuni dei leitmotiv dei miei romanzi super pop!!!

Questo è il motivo per cui ho cambiato direzione e ho abbandonato una strada a senso unico. Proporrò tutto ciò che ho scritto (4 romanzi), giusto perché non marcisca nel computer e vada perso insieme alle migliaia di dati che si perderanno, a piccolissime case editrici (non a pagamento) oppure lo pubblicherò io stessa su Amazon. Costo zero, pubblicità zero, vendite zero, ma almeno spero di sprecare il tempo di qualche folle lettore, fosse anche uno soltanto, e non solo il mio (passato a scrivere, sognare, correggere, rileggere).

Sono pessimista? Neanche per idea. Oggi è uno dei giorni in cui vedo il bicchiere mezzo pieno! Una splendida giornata in cui sono di ottimo umore!

Un nuovo mondo mi attende, un mondo fatto di certezze e sperimentazioni. Un mondo in cui invece di parlare del mondo lo scoprirò, studierò, analizzerò: l’universo della scienza. La scrittura per ora è sospesa e attende tempi migliori, come si aspetta Godot. Chissà mai che su Marte io diventi un’affermata romanziera. O forse lo sono già. In un’altra vita.

A tutti voi che sognate come me di sfondare nella scrittura dico una cosa: mollate, perché ricordate che chi molla è un fallito, ma chi non molla e persevera cocciutamente nella convinzione di avere talento, lo è anche di più. Se il talento lo avete davvero, in bocca al lupo, spero vivamente che a voi vada meglio; se conoscete qualcuno nell’editoria, tormentatelo fino a ricevere un’accusa di stalking; se avete un’idea che vi pare sensazionale, buttatela sul monitor, proponetela. Prima o poi, se avete qualcosa di valido in canna, sarete ripagati. Ad esempio, può darsi che quando sarete morti possano accorgersi del vostro talento.