Come il poeta Derzhavin può diventare rock

In un mio vecchio articolo sul blog (in fondo a questo articolo trovate il link), ho parlato del poeta russo Derzhavin, della seconda metà del Settecento. Si tratta di un poeta forse meno conosciuto di Pushkin o Bloch, eppure può rivelare aspetti molto interessanti. Seppure sia considerato un esponente del classicismo, dalla mentalità conservatrice, una sua ode mi ha colpito sin da subito per il suo carattere innovativo. Sto parlando dell’ode intitolata Бог, “Dio”, citata anche ne I demoni di Dostoevskij. Non è un caso che Dostoevskij la citi in un libro controverso e sovversivo, simbolo della crisi di valori che la Russia stava attraversando nella seconda metà dell’Ottocento, in cui molti vedono un inno all’ateismo. Ebbene, il verso dell’ode di Derzhavin citato ne I demoni non può non colpire per l’accostamento provocatorio di termini contrastanti e forti: “Я царь, я раб, я червь, я Бог”, “Sono re, sono schiavo, sono verme, sono Dio”. Pensiamo alla straordinaria modernità racchiusa in questo verso, che esprime i contrasti della natura umana, per certi versi potente ed accostabile all’idea di divinità per la grandezza dell’immaginazione e dell’intelletto, per altri completamente in balia della sorte, della caducità. Vasco Rossi, nel pezzo “Senorita”, canta: “oggi mi sento un dio, domani non sto in piedi”, e anche questa frase potrebbe essere accostata a quanto Derzhavin aveva già magnificamente espresso.

Questi versi mi hanno così colpito, che ho deciso di tentare un progetto ambizioso e particolare: quello di renderli protagonisti di una canzone hard rock. Così è nato il mio singolo “Libero arbitrio”, che potete ascoltare su YouTube a questo link:

La traduzione in italiano di una piccola parte della lunghissima ode di Derzhavin è mia, ed è liberamente ispirata al testo originale russo, dunque più che una traduzione è una libera interpretazione delle sue parole, che ho adattato alla metrica della melodia che ho scritto. Alla fine, se notate, c’è un coro in russo che riporta il testo originale della poesia. Il videoclip è una mia idea, è giocato sull’idea della maschera come filtro tra il proprio Io e la realtà sociale e come simbolo della crisi e molteplicità di identità, con una sequenzialità confusa e non sempre direttamente comprensibile proprio per dare allo spettatore la possibilità di interpretarlo liberamente.

Cosa ne dite? L’esperimento è riuscito?

Se vi è piaciuto il mio pezzo, tenetevi aggiornati sul mio canale YouTube “TOVA PROJECT”: https://www.youtube.com/channel/UCe12oVMhv7-MRbkBFXj29lA?view_as=subscriber Sto producendo altri brani musicali con l’intento di mescolare antico e moderno e di far dialogare, nel tempo e nello spazio, mondi diversi quali la Russia e l’Italia. Presto pubblicherò il mio primo album!

E non dimenticate di mettere like alla pagina Facebook “Tova music” https://www.facebook.com/tovamusicproject/?modal=admin_todo_tour e all’account Instagram @tovamusicproject

Un saluto! Grazie!!!

Il poeta Derzhavin, conservatore e sovversivo