Авось: un altro termine russo particolare

Avete mai sentito la parola russa авось (avòs)? Si tratta di un altro termine peculiare della lingua russa, come надрыв e molti altri, che non ha una traduzione esatta in altre lingue, o meglio, che ha una ricchezza semantica che va oltre la parola stessa e il suo significato immediato.

Letteralmente, si potrebbe tradurre come “forse“. Ma non è il semplice “forse” di возможно, наверно, может быть. La parola авось è un tipo di probabilità che esprime desiderio, speranza, fortuna (“speriamo che”, “magari”). Deriva dall’antica lingua slava e la sua etimologia è nebulosa. Il linguista e medico russo Dal’, e molti altri filologi con lui, sostengono che derivi dall’espressione “а, вот сейчас” (ah, ecco, ora)= а-во-се. Prima della Rivoluzione d’Ottobre, il termine era usato principalmente dagli uomini russi, in particolare nel contesto del gioco d’azzardo (авось повезёт, forse avrò fortuna) e dell’agricoltura, che dipende fortemente dal clima e da elementi imprevedibili, ma non solo. Tutto ciò che faceva il tipico uomo russo era basato sull’авось, nel senso di caso, speranza (es. сеял хлеб, авось урожай будет хороший= ho seminato il pane, che magari il raccolto sarà buono).

Nel 1806 il viaggiatore russo Rezanov organizzò una spedizione in America su due navi. La prima venne battezzata Юнона (Giunone), la seconda… авось. Purtroppo, la spedizione andò a finir male.

Durante l’Unione Sovietica, il termine si conservò soltanto nel mondo contadino o dei villaggi, mentre per lo più scomparve dalle pubblicazioni di massa. Eppure, il credo popolare durante l’epoca sovietica sostiene attivamente il concetto di авось, che ben si sposa con l’ideologia comunista di un’imminente rivoluzione mondiale, collettivizzazione. Il fatto che il sogno comunista non si fosse realizzato poteva trovare nell’авось un perfetto responsabile: è andata male, mancavano le risorse, i mezzi, il coraggio.

E’interessante e curioso menzionare anche la borsa a rete, quella chiamata in russo авоська. Il termine fu coniato per la prima volta nel 1935 da Arkadij Raikin, che sul palco scherzò su una borsa piena di buchi dicendo: Это — авоська. Авось-ка я что-нибудь в ней принесу (questa è una piccola авось. Eh, forse qualcosa che ci infilo dentro riesco a portarmelo a casa). Con questo s’intendeva anche il fatto di portarsi via qualcosa in maniera non ortodossa, non ufficiale. La borsa авоська da allora rimase molto diffusa, avendo il vantaggio di essere compatta, leggera, più ecologica, perfetta per conservare cipolle e altre verdure (sono le borse a rete che oggi si impiegano per il confezionamento degli ortaggi). Certo, lo svantaggio è che si può vedervi attraverso e sapere immediatamente quante bottiglie di latte hai acquistato, e che se la rompi diventa impossibile ripararla.

Ad ogni modo, l’авось fu, è ancora, e sempre sarà, il principale motivo di azione di una persona russa. E’un concetto radicato nella cultura russa, un modo di vedere le cose. E’quel riporre le proprie speranze in qualcosa di futuro, di possibile (in un’illusione, in fondo), avere un atteggiamento irrazionale verso la vita, che mantiene una dose di fede nel miracolo: è l’affidarsi all’inaffidabile e inesistente mitologia del Dio del Caso. Non è una mentalità poi così negativa, a pensarci bene. La fortuna resta un elemento imprescindibile nei casi concreti della vita, nei dilemmi, nelle scelte, nei tentativi, in cui l’infinito ventaglio di possibilità e la paura del fallimento possono lasciarci inerti o, peggio ancora, destabilizzati. Farvi affidamento permette di agire in maniera decisa, senza troppe riflessioni. Quando si tenta di realizzare un obiettivo di cui non si hanno certezze, l’importante è bilanciare in maniera equilibrata il rapporto tra calcolo ed irrazionalità, tra riflessione ed emotività. E allora, se nell’atteggiamento europeo l’attenta valutazione dei rischi può sfociare in un eterno dubbio che immobilizza, la semplice mentalità popolare russa del “vado alla spero in Dio” (на авось, appunto) permette, quantomeno, di agire. E chissà che, agendo, non vada a finir bene. Magari. Авось…